La musica è in crisi? Non d’estate, come dimostrano i risultati dei grandi eventi – che non hanno mai conosciuto un calo, neanche fisiologico – e dei festival, specie quelli ‘a tema’. Finita l’epoca delle rassegne sostenute da sponsor famosi (che qui, però, si son visti col lanternino…) e dei luoghi ‘alla moda’ frequentati da un pubblico trendy, a tenere in piedi la baracca, pardon, il comparto, sono i festival specializzati.
Pordenone, Azzano Decimo, Brugnera e Sesto al Reghena sono le ‘capitali’ estive
Al di là dei nomi storici già partiti (Udin&Jazz, Folkest) o in attesa di rilancio (No Borders) e delle rassegne legate a località balneari (vedi Grado), il pubblico si fidelizza attraverso gli eventi legati a uno o più generi. Casualità (o no?): in gran parte organizzati nella Destra Tagliamento. Come ‘Pordenone Blues Festival’, che arriva alla 25a edizione con un programma di oltre 40 concerti e 200 artisti, dal 18 al 25 luglio, e una stella assoluta: il bluesman americano Keb’ Mo’, famoso sin dagli anni ’70, al ‘Verdi’ il 19 luglio. Già questo week-end, gli amanti di blues e r&b si dirigeranno verso Brugnera per il confermatissimo ‘Blues in Villa’. Tre giorni più una ‘coda’ fuori sede, lunedì 11 al Club Kristalia di Prata col James Carter Organ Trio. Da domenica 3 a martedì 5, a Villa Varda sono previsti l’organista austriaco Raphael Wressing, l’americana Shemekia Copeland, artista blues femminile dell’anno agli Awards di Memphis, e gli Incognito, dal 1981 una certezza per la musica di ispirazione ‘black’.
La ‘specializzazione’, anche se in forma più ampia, ha premiato nelle edizioni precedenti anche la ‘Fiera della Musica’ di Azzano Decimo, che nonostante i cambi di location (sempre nel centro cittadino) si è costruita una fama sicura a suon di artisti provenienti dall’area punk, post-punk e new wave del passato più o meno recente. Già partiti con l’hardcore punk dei Bad Religion, gli organizzatori hanno concentrato il resto del programma in due giornate intense. Venerdì 1 le stelle sono due: Carl Barat, già co-frontman dei Libertines, e i Lush, simbolo della corrente shoegaze tra ’80 e ’90, riformatisi lo scorso anno. Sabato 2, solo indie italiano col fenomeno del momento Calcutta, la ‘band-non band’ I Cani e i ‘veterani’ Marlene Kuntz.
Ancora più originale lo schema di ‘Sexto ‘nplugged’, l’unica rassegna in cui gli artisti si adattano – repertori compresi – al luogo, e non viceversa. Nel cortile dell’Abbazia benedettina di Sesto al Reghena, negli anni, si sono viste stelle del rock, del punk e dell’underground adattare ‘sperimentare’ con strumentazioni per lo più acustiche: quasi sempre ‘sold out’ da mille persone a sedere o ancor di più, come atteso quest’anno per le stelle The Lumineers, il 21 luglio. Il festival parte martedì 5 col musicista di culto irlandese Glen Hansard (preceduto da The Lost Brothers), il 16 arrivano i profeti del ‘nuovo acustico’, Kings of Convenience, il 22 i cantautori Ry X e Josh T. Pearson e il 9 agosto il trio londinese Daughter: tutti nomi che gli appassionati da tutta Italia di suoni ‘diversi’ conoscono bene.