Ventidue cartelloni nel circuito, 74 spettacoli di prosa per un totale di 166 giornate recitative, di cui 22 prodotti in regione, cui si aggiungono un centinaio di danza e musica (anche in collaborazioni con rassegne e istituzioni del territorio). Se aggiungiamo le 150 repliche di Teatro Scuola, arriviamo a 400 serate organizzate dall’Ente Teatrale Regionale, che riparte con un sottotitolo comune a tutte le stagioni, ‘Teatro: il colore dei sogni’. Tra novità e classici, grandi nomi e ‘battesimi’ sul palco, la stagione partirà a ottobre con una conferma: quella della nostra regione come ‘isola felice’ nazionale in quanto a risposta del pubblico.
“Anche se non possiamo fare concorrenza a regioni più grandi del Fvg, le nostre 22 sale (quasi metà del totale regionale, ndr) sono sempre esaurite, spesso già in abbonamento – conferma il direttore Renato Manzoni, che inizia il suo 15° anno in Friuli e ha visto, nel tempo, tutti i cambiamenti del teatro regionale –. La presenza di tante sale è sicuramente un arricchimento per tutti e ha fatto crescere l’interesse anche quando la distanza è mimima”.
“Sarebbe bello dedicare uno spazio teatrale ad Angela Felice e Rodolfo Castiglione”
Fino a qualche anno fa, c’era una divisione ‘di classe’ tra il pubblico di città e di paese. Esiste ancora?
“No, c’è stato un rimescolamento. In alcuni teatri dei capoluoghi c’è ancora chi va per ‘farsi vedere’, ma in provincia vince la passione a prezzi accessibili. Negli ultimi anni abbiamo aperto sale nuove, come Orsaria o Lignano, e ripreso l’attività di altre come Prata e Talmassons. Paradossalmente, la presenza di teatri ‘vicini’ ci ha permesso di aumentare le presenze”.
Come vi accorgete di quello che vuole davvero il pubblico?
“Ogni anno facciamo compilare dei questionari, che ci aiutano a capire i gusti. Poi c’è l’esperienza: difficile che tiriamo ‘bidoni’ o che ci arrivino dai produttori. L’importante è differenziare e capire le dinamiche: per esempio, abbiamo compreso che la stagione non può proseguire dopo Pasqua e che uno spettacolo si deve fermare a non più di 3-4 repliche”.
Agli spettatori cosa piace?
“I gusti sono cambiati. Un tempo il teatro di prosa era quello classico, poi sono arrivati – e finiti – gli anni del cabaret. Funziona la commedia brillante, ma quella che fa riflettere. E sono pochissimi gli spettacoli in grado di durare almeno un paio di stagioni. Alcuni che ci sono piaciuti lo scorso anno saranno riproposti, poi avremo diverse novità ed esclusive, come il nuovo di Rocco Papaleo, la Maratona di New York dell’ex campionessa Fiona May, nomi nuovi e rodati come Valentina Lodovini e Amanda Sandrelli, Sebastiano Somma e Simone Cristicchi, e ‘di cassetta’ come Lopez & Solenghi.
L’avanguardia fa ancora ‘paura’?
“Oggi il pubblico, se non capisce, non lo ammette, ma si arrabbia! C’è diffidenza e perciò noi al massimo proponiamo drammaturgia sperimentale, perché se la forbice tra spettatori e spettacolo è troppo elevata, è dura. Ogni tanto ci hanno rifilato cose che non erano ‘sperimentali’, ma solo brutte. E comunque, ricordiamoci che le ‘avanguardie’ sono più ‘vecchie’ di tutti noi…”.
L’esperienza al Mittelfest (in tutto 7 anni, di cui 5 con Moni Ovadia) le ha fatto capire perché il festival quest’anno non ha funzionato?
“Forse è mancato equilibrio: troppo slegato dalla realtà regionale, andava bilanciato e seguito meglio. Sia chiaro: io non ci tornerei, perché passare la serata a guardare se arriva la pioggia mi mette angoscia…”.
Gli ultimi anni hanno visto la scomparsa di nomi fondamentali del teatro friulano e per l’Ert in particolare.
“Già: prima Rodolfo Castiglione, di cui custodiamo l’Archivio completo, che speriamo di mettere a disposizione di tutti per i 50 anni dell’Ert nel 2019, poi Angela Felice. Sarebbe bello dedicare uno spazio teatrale a due persone che hanno donato la loro vita al teatro”.