Affidare la gestione dei diritti d’autore ad altri soggetti rispetto alla Siae? Ai musicisti non conviene. A dirlo è Victor Solaris, presidente di Sos Musicisti, associazione nazionale a tutela della musica e dei musicisti.
Lei è contrario alla liberalizzazione?
“Dipende da cosa intendiamo per liberalizzazione. Se ci riferiamo alla possibilità per gli iscritti Siae di utilizzare le licenze creative commons o di non ricevere i diritti per le esecuzioni negli eventi di beneficenza, cose ora non concesse, sono d’accordo. Se, invece, ci riferiamo alla possibilità di dare mandato ad altre società, come ha fatto Fedez, ho molti dubbi”.
Il motivo?
“Le piccole società possono rilevare le esecuzioni in tv o su Internet, ma non quanto suonato nei pub, nelle feste e in altri eventi. Per farlo, dovranno comunque rivolgersi alla Siae, che ha una struttura consolidata e capillare. Così, l’artista dovrà pagare due aggi: quello Siae e quello della società a cui si è rivolto. Così, gli introiti si riducono in maniera considerevole”.
Eppure tanti hanno salutato con favore la scelta di Fedez…
“Questo perché si è creato un clima di astio nei confronti della Siae. Un tempo essere iscritti alla Siae significava ricevere periodicamente una somma, anche se piccola, e i diritti venivano calcolati sul borderò. Qualcuno, però, inseriva in scaletta cose sue anche se non eseguite. Per ovviare al problema, ora si calcolano i diritti con il campionamento delle liste. Tuttavia, in questo modo ai ‘grandi’ arrivano più soldi, mentre i ‘piccoli’ non ricevono più quasi nulla. Insomma, per tanti la Siae da madre si è trasformata in matrigna cattiva. E così hanno salutato la liberalizzazione come una liberazione”.
La sua associazione, però, è critica nei confronti della Siae…
“Per il fatto che le tariffe sono troppo alte. E’ vero che quelle tedesche si avvicinano alle nostre, ma lì si guadagna di più. E poi ci sono Paesi come il Regno Unito, dove sono un quinto di quelle Siae. L’alto costo costringe chi scrittura i musicisti seguendo le norme ad ridurre i loro compensi. Così, il lavoro nero prolifera. E poi ci sono situazioni davvero illogiche”.
Qualche esempio?
“Mi riferisco alle tariffe calibrate non sugli spettatori ma sui posti a sedere anche se la sala è semivuota, all’imposizione indipendente dal numero di brani tutelati eseguiti, al fatto che per le improvvisazioni jazz si paghi il prezzo pieno, alla maggiorazione per le bande con molti elementi, agli alti costi per le feste private. Su questo ultimo punto, ci abbiamo messo quattro anni per convincere la Siae ad applicare uno ‘sconto’ per i compleanni”.