Affettuoso e commosso ultimo saluto a Giulio Melilla. In tantissimi hanno voluto ricordare il grande capitano e abbracciare le figlie Barbara e Cristina, il fratello Nicola, la moglie e i nipoti in occasione del funerale, celebrato questo pomeriggio nella chiesa di San Quirino a Udine. Nella sua omelia, don Claudio Como ha messo a confronto due Giulio protagonisti delle cronache di questi giorni, Melilla e Regeni, ricordando come entrambi hanno speso la propria vita animati da una grande passione. “Melilla – ha ricordato il parroco – ha vissuto con grande entusiasmo per lo sport, risucendo a trasmettere a tutti il suo amore e la sua energia. Uno dei suoi tratti distintivi è stata la grande generosità, testimoniata anche dalla scelta di donare gli organi, e la voglia di trasmettere la sua passione, soprattutto ai più giovani”.
Un bellissimo ritratto del giocatore e del tecnico Melilla lo ha poi tracciato Luigino Maffei. “L’ho conosciuto da giovane cronista al suo primo allenamento a Udine, nel 1968, e ricordo che, dopo la seduta, lui ha continuato a sudare. Da lì avevo capito subito la sua passione: sapeva che, per emergere, come poi ha fatto, doveva metterci del suo. Oltre all’entusiasmo, spiccava la sua grande carica umana che tutti hanno saputo apprezzare, specie nei suoi mitici dopo-partita. Da allenatore, è impossibile dimenticare lo scudetto femminile vinto con la Pagnossin Treviso nel 1981, quando riuscì a dare un guizzo in più a un gruppo straordinario di ragazze, del quale facevano parte anche le azzurre Daniela Grosso e Bianca Rossi, anche loro qui oggi per ricordare Giulio. La sua avventura in panchina lo ha poi portato in tante piazze e dovunque, come hanno testimoniato i tanti ricordi in rete, si è fatto volere bene. Ha sicuramente fatto tanti errori, dentro e fuori dal campo, ma l’affetto con cui in tanti lo hanno voluto ricordare testimonia quanto di buono abbia lasciato. Lo saluto con un ricordo di Anna Malagoli: ora finalmente potrà dare un altro assist a Claudio”.
Anche il sindaco di Udine, Furio Honsell, ha voluto testimoniare il cordoglio della città alla famiglia e ringraziare Giulio per tutto quello che ha saputo dare e per aver interpretato al meglio l’anima del Friuli. “Qui ha trovato una nuova casa, entrando nel mito, e sposando al meglio i valori atletici, di intelligenza e gioco di squadra”.
Anche il presidente degli Abruzzesi e Molisani del Fvg, Roberto Fatigati, ha portato il saluto della comunità, ricordando le sue origini abruzzesi, precisamente di Ortona, dove appena poteva tornava per salutare i tanti amici che gli volevano bene. “Il Friuli per lui era diventato una seconda casa. Come si usa dire, aveva il cuore abruzzese e l’anima friulana”. Tra le tante iniziative per ricordarlo, c’è anche quella di intitolare alla sua memoria una piazza nella sua città.
Flavio Pressacco ha ricordato la sua emblematica figura nella Snaidero degli Anni ’70, una maglia che ha vestito per sette stagioni consecutive. “Se conosco bene Giulio, oggi non avrebbe voluto lacrime, ma un ricordo con il sorriso. La sua specialità erano i supplementari: ecco, oggi per lui inizia il tempo supplementare”. Infine, Franco Terenzani, a nome della Fip Fvg e del presidente Giovanni Adami, ha ricordato la sua carriera da allenatore e giocatore. “Lo scorso anno, forse in ritardo, grazie a Giovanni Piccin è stato nominato allenatore benemerito. Un ruolo che meritava senz’altro per la sua passione e competenza. Le stesse che ha dimostrato lo scorso anno alla guida della Cbu, in serie D: gli avevo chiesto di aiutarci, visto che la squadra non attraversava un buon momento e doveva salvarsi. Grazie ai suoi consigli e alla sua esperienza, il gruppo ha poi chiuso la stagione ai play-off. In questi mesi avevamo fatto tanti progetti, perché lui voleva continuare ad allenare, soprattutto i ragazzi. E credo che alla Scuola Pascoli, dove ha seguito i corsi minibasket, resteranno a lungo il suo spirito e la sua forza”.