Nelle settimane scorse, la Regione ha approvato il documento con il quale si determinano i fondi per l’insegnamento della lingua friulana a scuola per l’anno scolastico 2017/2018. Si tratta di complessivi 1,74 milioni di euro (oltre 31mila i bambini delle scuole materne ed elementari interessati), 1,64 dei quali destinati agli istituti pubblici. E di scuola si parlerà anche durante la campagna elettorale. A novembre, infatti, il candidato governatore del Pd, Sergio Bolzonello, ha annunciato che il passaggio delle competenze dallo Stato alla Regione sarà uno dei punti del proprio programma politico.
Ma qual è lo stato di salute della marilenghe nelle aule scolastiche? A dircelo è il dossier sull’argomento, coordinato da Patrizia Pavatti, presentato durante la seconda Conferenza regionale di verifica e di proposta sull’attuazione della legge regionale 29 del 2007.
Nel documento si prendono in considerazione i punti di forza e di debolezza del sistema. Per quanto riguarda questi ultimi, ne saltano agli occhi due. Da una parte, “resta purtroppo ancora la convinzione tra alcuni docenti – si legge nel dossier – che l’insegnamento della lingua friulana sia un limite per l’apprendimento corretto dell’italiano”. Insomma, un pregiudizio che si scontra con il valore, scientificamente provato, dell’educazione plurilingue, soprattutto se avviata sin dall’infanzia, per lo sviluppo del cervello e delle capacità cognitive.
Dall’altra, c’è il problema dell’alfabetizzazione in lingua. “La lettura e la scrittura frequentemente – scrivono gli estensori – sono disattese relegando tutto all’oralità sia per la mancanza di preparazione degli insegnanti sia perché facilmente si deroga da quanto prescritto dal Piano applicativo”. Un altro pregiudizio, quindi, è quello per il quale il friulano sia una lingua confinata al parlato e che poco abbia a che fare con la lettura e la scrittura.
Quest’ultimo punto, poi, causa alcuni problemi, questa volta non dovuti agli insegnati, ma alle famiglie. Il friulano standard, infatti, “in alcune aree della Regione malumori e prese di posizione a tutela delle varietà locali”. E poi c’è il nodo delle scuole medie, dove gli insegnanti disponibili sono pochi rispetto alle esigenze e non adeguatamente formati.
Non mancano, infine, le questioni burocratiche “le attività di docenza in alcune scuole – si legge nel documento – hanno inizio con un po’ di ritardo rispetto all’avvio dell’anno scolastico a causa dei tempi di comunicazione dei fondi assegnati e dei relativi incarichi ai docenti”.
Quei pregiudizi che ancora frenano il friulano a scuola
Alcuni insegnanti credono ancora che insegnamento della marilenghe limiti l’apprendimento dell’italiano. E spesso nei corsi ci si limita all’oralità
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