Toccante cerimonia a Ronchi dei Legionari accanto al monumento che ricorda le deportazioni di civili del 1944. Il 24 maggio di quell’anno, infatti, le truppe tedesche assieme i repubblichini fecero un rastrellamento sistematico nel paese di Ronchi arrestando ben 68 cittadini, che furono portati nelle prigioni di Trieste e, successivamente, verso i campi di concentramento in Germania. Di questi 68 solo in 34 fecero ritorno alle loro abitazioni. “E’ doveroso ricordare che tanti nostri concittadini dopo il settembre 1943 decisero che bisognava fare qualcosa per combattere i soprusi, la mancanza di democrazia, la mancanza di libertà, la povertà che il regime fascista aveva imposto a tutti” ha sottolineato il sindaco Livio Vecchiet.
“Ebbene, questi cittadini di cui noi ci onoriamo di essere gli eredi” ha proseguito il primo cittadino, “con coraggio entrarono a fare parte del movimento chiamato resistenza che fu uno degli artefici principali, assieme alle forze alleate, della liberazione del nostro paese dai tedeschi e dal nazifascismo. Questi uomini questi giovani, tanti giovani, non esitarono, e misero a disposizione la loro vita, per dare a noi un paese migliore, questi uomini, furono gli artefici con i loro ideali della nascita di un nuovo paese, della nostra costituzione che rimane la legge fondamentale dell’Italia”. “Sono passati settantaquattro anni da quest’episodio, tanti di quegli uomini non sono più tra noi, tanti sono invecchiati, ma il loro sguardo, la loro commozione, le loro parole, durante le manifestazioni che ricordano i fatti della resistenza ci fa capire che i valori di cui sono stati portavoce in quegli anni li hanno affidati a noi. Ma alle volte nei loro occhi traspare anche la delusione, perché questo paese non è il paese che loro avevano sognato per i loro figli, per i loro nipoti. Di questa eredità, noi dobbiamo farci carico, si tratta di un’eredità, di valori, ideali, sogni, speranze che probabilmente non si sono ancora del tutto avverate, ma forse questo è anche causa nostra, che non siamo stati all’altezza delle loro aspettative, spetta dunque a noi, a quelli che verranno dopo di noi, ma spetta a voi giovani di portare a compimento quanto iniziato dai nostri padri, dai nostri nonni” ha concluso Vecchiet, non con una nota di rammarico per l’assenza delle scolaresche, presenti, invece, alle precedenti edizioni.