Ho incrociato gli occhi dei bambini in India e mi hanno incantato: lucidi e profondi, neri, seri e severi già dai primissimi anni d’età. Gli occhi dei bambini indiani raccontano il loro mondo, senza giocatoli, senza l’abbondanza del cibo e dell’acqua, senza abitini “belli e puliti”, senza comodità ed agi. Sono tra le braccia della mamma o accuditi dai fratelli maggiori, spesso anche a tre-quattro anni lavorano aiutando la famiglia, sanno già che dovranno darsi da fare con fatica per vivere. Hanno occhi curiosi e vivaci; se sorridi loro, ricambiano con spontaneità illuminando il volto.
Ho incontrato gli occhi dei bambini vietnamiti: due fessure dalle quali traspaiono occhi meravigliati quando osservano i visi occidentali e quando ascoltano una lingua così diversa dalla loro. Mostrano diffidenza e timore per le persone che arrivano chissà da dove. Sono occhi che non danno confidenza, ma nulla sfugge a quelli sguardi sereni e belli.
Ho incrociato gli occhi dei bimbi della tribù degli OragAsliin Malesia. Essi vivono in un’isoletta in mezzo ad una sconfinata laguna, i loro padri cacciano e pescano spostandosi con piccole lance, le loro dimore sono capanne. Quegli occhi sono scuri ed intimoriti dall’arrivo degli stranieri occidentali e sembrano indifferenti quando piccoli dono o dolci vengono loro dati. Con un cenno del capo ringraziano ma gli occhi osservano noi, esseri venuti dalla terraferma. Quei bimbi mantengono il silenzio al quale sono abituati.
I piccoli del Chiapas Messicano hanno lo sguardo curioso e sorridente che accoglie lo straniero aspettando qualcosa di nuovo come se il suo arrivo potesse portare una ventata di novità giunta da un mondo sconosciuto o appena percepito attraverso i racconti di chi arriva da fuori. I bambini si dividono equamente i piccoli doni ed il loro sguardo si riempie di gioia.
La Birmania è una terra nella quale si possono vivere esperienze meravigliose in tutti i sensi: incontrare lo sguardo dei bimbi è una di queste esperienze speciali. Hanno occhi intelligenti, dinamici e semplici nello stesso tempo, non hanno perso l’ingenuità. I piccoli giocano con poche cose, divertendosi e sorridendo sempre. Quando arrivano i doni i loro occhi mostrano gratitudine e dolcezza, con le piccole mani giunte s’inchinano: piccole mani, piccoli occhi, grandi emozioni.
Nel mondo arabo gli sguardi dei bimbi si colgono di sfuggita, sono sguardi intensi, ma veloci, occhi che sanno comunicare meravigliosamente, ma si abbassano subito: sono penetranti, ma riservati. Ho sempre pensato che i bimbi di tutto il mondo abbiano lo sguardo come finestre aperte; nelle mie esperienze di viaggio spesso sono stati proprio loro a commuovermi o a fami sorridere, recuperando in quei momenti tutto ciò che pensavo di non possedere più.