Non ci sono soltanto le spiagge dorate dell’Adriatico, per trascorrere qualche ora di relax alla ricerca dell’abbronzatura. La nostra regione è ricca di acque interne, spesso di elevato pregio ambientale che ben si prestano a una gita e alla tintarella proprio sotto la porta di casa o al massimo a qualche chilometro di distanza. La qualità generalmente buona delle acque e la conformazione di molti corsi, con greti ampi e ghiaiosi attirano ogni anno migliaia di friulani che preferiscono il placido mormorio delle acque e la quiete circostante all’atmosfera un po’ concitata che si respira in riva al mare dove la densità di gitanti è decisamente superiore.
Al riparo dalla massa
Non si tratta, è ovvio, di un fenomeno di massa. Nonostante l’indubbia comodità legata alla vicinanza, sdraiarsi in riva al fiume può risultare scomodo: niente servizi come bar, docce e bagnini; l’ombrellone, se proprio serve, bisogna portarselo da casa accompagnato dall’immancabile borsa frigo nella quale conservare lo spuntino e le bevande. Non sempre il luogo è facilmente raggiungibile e, a qualcuno, i ciottoli proprio non piacciono. Si tratta tuttavia, per gli appassionati del genere, di questioni di poco conto.
I gitanti incontrati sul greto del Tagliamento nel corso di una breve escursione nel tratto di fiume all’altezza del ponte di Cornino che da Majano conduce verso Forgaria, e non sembrava patissero questi fattori “negativi”. Anzi, erano davvero ben attrezzati e l’unica seccatura, molto probabilmente è stato il giornalista di turno che chiedeva loro il motivo della loro scelta. In certi casi bastava qualche asciugamano steso su un lembo sabbioso, in altri a disposizione c’erano sdrai, ombrelloni e perfino la camera da letto. Come nel caso delle famigliole arrivata con tanto di furgoncino telonato sul quale erano stato predisposti materassini per la siesta, mentre i papà erano indaffarati a preparare la grigliata. Roba da far invidia alle furerie dell’esercito. L’ombra offerta dal ponte che scavalca il fiume offriva l’ombra necessaria alla cameretta improvvisata, mentre poco più in la, i bimbi costruivano sotto l’occhio vigile delle mamme le loro piccole opere di sassi e sabbia.
Poco più in la una coppia si era ben posizionata con tanto di ombrelloni. Lei, naturalmente, impegnata nel bagno di sole sul lettino, mentre il consorte si dava da fare con biciclette e vettovaglie varie.
I luoghi giusti
Inutile dirlo, si tratta di una vacanza breve e a basso costo. Perché le comodità si pagano e visto che in riva al fiume non ce ne sono, le uniche spese sono quelle del cibo e della benzina.
Di luoghi del genere ne abbiamo davvero molti, in riva al fiume, spesso al torrente o al lago. Partendo dall’alto tra i posti più frequentati ci sono il lago di Raibl a Cave del Predil e il torrente Resia dalle acque cristalline. Basta scendere un po’ e si arriva al Lago dei Tre Comuni, dove oltre a una tranquilla giornata di sole è anche possibile esercitarsi con le imbarcazioni a vela, trovando anche luoghi di sosta alberati e locali pubblici.
Sempre nella stessa zona c’è il torrente Palâr, dove è presente una grande pozza presa d’assalto da molti giovani alla ricerca di un tuffo refrigerante, mentre basta scendere sul greto del Tagliamento per trovare luoghi splendidi, in particolare tra Pioverno di Venzone e la stretta di Pinzano, sperando naturalmente che restino come sono ora dal punto di vista della conservazione.
Spostandosi verso la fascia orientale della provincia c’è il Cornappo, il Torre e poi naturalmente il Natisone, dove però sono operanti due divieti di balneazione (nel Comune di san Pietro al natisone) dovuti alla qualità delle acque.
Acque pulite
I divieti di balneazione sul Natisone, assieme a quelli fissati sul lago di Sauris a est del rio Storto e in località La Maina, sono gli unici disposti dalla Giunta regionale con apposita delibera lo scorso dicembre per quanto concerne le acque dolci regionali. I nostri fiumi, pur con apprezzabili differenze, almeno quando si parla di zone utilizzabili per una nuotata, sono generalmente in buono stato.
Serve attenzione
Una giornata in riva al fiume o al lago può essere molto appagante, ma il comportamento da tenere è ben diverso rispetto alle affollate spiagge dell’Adriatico, dove pure gli incidenti non mancano, ma si può contare sul pronto intervento di personale specializzato.
Serve insomma molta attenzione e il classico grano di sale: si tratta pur sempre di ambienti naturali da avvicinare con il dovuto rispetto, non soltanto in termini di educazione, ma anche in termini di sicurezza.
E’ un dato sul quale Carlo Lesa, allenatore della Unione nuoto Friuli, consigliere regionale ella Federazione italiana nuoto e docente di Scienze motorie dell’Università di Udine, insiste ripetutamente: soltanto in questo modo, infatti, si possono evitare incidenti tragici.
Occhio al cibo
“Il primo punto da tenere in considerazione è che si tratta sempre di acque con temperature ben più basse di quelle marine. Serve una grande attenzione a partire dal tipo di alimentazione. Ci portiamo dietro il tam-tam popolare secondo il quale la digestione inizia subito dopo il pasto: il sangue irrora lo stomaco nel momento in cui parte la digestione, ma questo avviene ben oltre quanto si immagini, circa un paio d’ore dopo mangiato”. La congestione dunque è in agguato: la bassa temperatura delle acque provoca un improvviso calo dell’afflusso del sangue agli organi nobili, prima di tutti il cervello e quindi cuore e reni. La digestione richiede un maggiore afflusso di ossigeno e quindi di sangue allo stomaco e quando una circostanza esterna, per esempio un tuffo in acque molto fredde provoca un brusco cambio di temperatura, altro sangue destinato ad organi come pelle e muscoli viene sottratto per rispondere all’improvvisa emergenza. Alla fine questo squilibrio nell’irrorazione delle diverse parti dell’organismo porta a una carenza di sangue al cervello e al blocco dei processi digestivi con l’eventuale comparsa di sintomi come pallore, nausea, vomito, vertigini e, nei casi più gravi anche perdita di coscienza.
Sotto l’acqua
E poi c’è il problema della conoscenza del tratto di fiume frequentato: “In particolare delle correnti spiega Lesa – perché la fatica che si compie in fiume è molto superiore in quanto la resistenza offerta dal corpo raddoppia all’aumento della velocità e se uno non sa gestirsi rischia l’annegamento. Il fatto è che molti, nel momento in cui si trovano in difficoltà si fanno prendere dal panico e aumentano la frequenza delle bracciate cercando di raggiungere la riva, mentre invece dovrebbero farsi trasportare dalla corrente spostandosi lentamente verso le sponde. Anche la profondità deve essere oggetto di verifica per evitare impatti violenti e gravi lesioni. Bisogna anche tenere conto, quando si frequentano i laghi, di quale sia la condizione del fondo. La presenza di alghe che si sviluppano in verticale e possono ostacolare il movimento delle gambe, come accade in quello di San Daniele, o di buche come quelle presenti nel Lago dei tre Comuni, possono mettere a serio rischio l’incolumità. Uno pensa di essere al sicuro e improvvisamente invece il fondo è molto profondo. Serve insomma tanta attenzione e rispetto per il luogo che si frequenta. A fregarci è la troppa presunzione e sicurezza che in questi ultimi anni ci contraddistingue”.