La più importante sfida di questo secolo sarà produrre cibo sufficiente, in quantità e qualità, per sfamare la popolazione mondiale, che ha superato i sette miliardi di persone e si prevede raggiungerà i nove miliardi nei prossimi venticinque anni. È una questione così grande, che viene ignorata, come una vetta troppo alta da cui ci si tiene alla larga. L’occasione per riportarla al cento dell’attenzione è l’Esposizione universale che nel 2015 si terrà proprio in Italia, a tre ore e mezza di auto dal Friuli. Però, su Expo Milano l’attenzione maggiore è sugli appalti pubblici, sui lavori a rilento, sulla vetrina mediatica dei politici.
Per il sistema agricolo e agroalimentare friulano il futuro vede più incognite che certezze. Certamente, anche opportunità, ma che rischiano di sfuggire. Dalla filiera lattiero-casearia, alla vigilia dell’abolizione delle quote latte e con il rischio di perdere la fase della trasformazione, cioè quella che trattiene il valore aggiunto dell’oro bianco. Dall’ancora forte dipendenza della coltura, quella del mais, diventata una commodity, sulle montagne russe delle speculazioni e con la costante tentazione di imboccare la strada dell’Ogm oppure ripiegare sul biogas. Dal boom del Prosecco, in attesa di un eventuale sboom, visto che le uve friulane vengono in minima parte vinificate in loco. Senza dimenticare che i flussi migratori mondiali sono in gran parte determinati da crisi agricole che si traducono, poi, in alimentari.
Al momento attuale, l’Expo, che conta fino a oggi 142 Paesi partecipanti, appare un contenitore da sfruttare, ma non si sa come farlo. Certamente, i suoi contenuti dovranno, prima o poi, essere affrontati anche da produttori e consumatori friulani.
Il business è servito
Verso Expo Milano 2015 - Il tema dell’alimentazione, protagonista dell’evento mondiale del prossimo anno, rischia di diventare così grande da essere ignorato
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