Non solo le produzioni e i commerci vanno internazionalizzati, ma anche le menti. Da ventisette anni ci pensa Erasmus, il programma europeo che incentiva la mobilità internazionale degli studenti, con esperienze di studio e di tirocinio. In Europa circa il 10% degli studenti matura un’esperienza all’estero. L’obiettivo che si è posto la nuova programmazione Erasmus+ è quello di raddoppiare questa adesione entro il 2020. Una sfida ambiziosa, spiegata dalla delegata alla mobilità dell’Università di Udine, Monica Ballerini.
Quali sono i numeri dell’Erasmus in chiave friulana?
“Il quadro generale ha visto il programma Erasmus, lanciato per la prima volta nel 1987, passare a livello europeo da tremila studenti coinvolti addirittura ai 270mila nell’anno accademico 2012-13. Quindi, ha avuto una grandissima evoluzione, riscontrabile, con le dovute proporzioni, anche nell’Università di Udine. Nell’ultima annualità Erasmus conclusa (a.a. 2012-13) sono stati 369 gli studenti friulani che hanno svolto un periodo all’estero, mentre 142 quelli stranieri che sono venuti a Udine per i propri studi”.
Gli ultimi anni di difficoltà economica hanno portato a una rinuncia da parte di studenti e famiglie?
“Anche in questi ultimi anni la partecipazione è costantemente aumentata, in media del 10% all’anno. Dovremmo, comunque, presupporre che in una situazione economica più favorevole, probabilmente, l’incremento sarebbe stato anche maggiore. Infatti, è ormai consolidata da consapevolezza da parte di studenti e famiglie dell’importanza di un’esperienza di studio all’estero”.
Il costo di mantenimento è un ostacolo?
“Per fare un esempio concreto. Il programma europeo ha garantito nel 2012-13 una borsa di studio di 230 euro al mese che, con l’integrazione garantita dall’ateneo friulano, è arrivata a 300 euro. Come si capisce, copre solo una parte delle spese che lo studente deve affrontare, che poi dipendono anche dal costo della vita del Paese che sceglie. Ciononostante, dai dati non ancora definitivi del periodo 2013/14 la partecipazione al programma è ulteriormente aumentata”.
Quali sono le destinazioni preferite dagli studenti friulani?
“Siamo in linea con i dati europei. Infatti, i Paesi di destinazioni preferiti e che da soli rappresentano quasi il 60% di tutte le partenze per studio da Udine sono Spagna, Germania e Francia”.
Nel corso degli anni si è evoluto anche l’approccio degli studenti?
“Vorrei sottolineare che c’è stato un cambiamento di spirito nella mobilità internazionale. All’inizio si partiva per curiosità e per migliorare la propria competenza linguistica. Oggi, già prima della partenza è richiesta una competenza linguistica alta e si privilegia la destinazione in cui sarà possibile acquisire crediti adeguati. Dalla semplice possibilità di crescita personale, quindi, Erasmus ha assunto una funzione di crescita accademica, con la possibilità di acquisire anche competenze che non sono presenti nell’ateneo cui si appartiene”.
Esiste un punto debole?
“Purtroppo, molti conoscono l’Erasmus per lo studio, meno quello per il tirocinio. Infatti, il programma dà la possibilità anche di fare esperienza in un’azienda all’estero. All’ateneo friulano su 369 partecipanti nel 2012/13, solo 75 hanno partecipato a un tirocinio. Organizzarlo è indubbiamente più difficile, perché sono necessarie relazioni dirette con le aziende ospitanti. Però, è importante per il percorso formativo maturare un’esperienza all’estero in un ambiente lavorativo, anche per gettare possibili basi per un’eventuale futuro inserimento”.
Quali sono le prossime novità?
“A gennaio è partito Erasmus+ il nuovo programma 2014-20 per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport, che ha far gli obiettivi quello di portare in sette anni gli studenti in mobilità al 20 per cento. E’ una nuova sfida che prevede anche la possibilità di estendere la mobilità Erasmus oltre i confini d’Europa”.