Il Tribunale di Udine ha condannato a 6 anni e mezzo di reclusione Jamil Shaliwal, il giovane afghano accusato di aver ceduto la dose di eroina gialla che, il 3 ottobre, ha provocato la morte di Alice per overdose. La 16enne friulana era stata trovata senza vita in un bagno della stazione dei treni di Udine.
La sentenza è arrivata dopo quasi due ore di camera di consiglio. L’uomo era imputato della cessione dello stupefacente e della morte come conseguenza, non voluta, di altro delitto.
Si erano costituiti parte civile i genitori e le sorelle della giovane.
Tra gli atti prodotti dal pm Gondolo una serie di immagini estrapolate dal sistema di videosorveglianza della zona della stazione. Nel corso del processo, che ha visto un calendario di udienze molto fitto, dato che la misura cautelare nei confronti dell’afghano scadeva il 19 settembre, sono stati ricostruiti i drammatici momenti che avevano portato alla scoperta del corpo senza vita della 16enne, definita dall’agente della Polfer che l’ha trovata quasi una bambina, con un paio di leggings neri e una maglia bianca addosso.
Era stato subito praticato il massaggio cardiaco, ma per la ragazza non c’era più nulla da fare. Nella ricostruzione processuale, anche il dramma del padre, portato di fronte al corpo della figlia per il riconoscimento. E’ stato sentito, a porte chiuse, anche il fidanzatino minorenne di Alice, che si trovava assieme a lei negli ultimi, tragici minuti di vita della ragazza.
L’imputato, presente in Aula, è stato anche condannato al risarcimento dei danni ai familiari di Alice; la somma sarà quantificata in sede civile.