A Codroipo è scontro sulla questione del laghetto Grovis che si trova in un’area parallela alla Pontebbana, a due passi della ferrovia, dove fino a tre anni si poteva andare a pescare alborelle, tinche cavedani carpe.
Poi un divieto imposto dall’Ente tutela pesca ha fatto scattare una vera e propria guerra a colpi di raccolte di firme da due fronti. A ricostruire la vicenda è Edi Piccini, da 15 anni alla guida dell’Asd Pescatori Quadruvium che ci tiene a evidenziare come, in quello specchio d’acqua, i pescatori andavano per divertimento, ma soprattutto per accompagnare i bambini che dovevano iniziare l’attività.
Nell’estate 2015, si registrò un calo del livello dell’acqua e un’anatra si impigliò in un filo da pesca lasciato da un pescatore. L’animale fu liberato dai pompieri e da quell’episodio iniziarono i problemi.
Via a una raccolta di firme per interdire la pesca, con 60 firme inviate al comune dai residenti e girate all’Ente tutela pesca che istituì il divieto. Piccini racconta di aver incontrato i vertici del comune e alcuni residenti con un’ulteriore petizione con 240 firme mirate a far revocare il divieto.
“A novembre 2016, in occasione di un pranzo sociale – spiega Piccini – il sindaco Fabio Marchetti promise di impegnarsi per far rimuovere il divieto. Ma, al momento, siamo ancora in stallo. Ci sono 30 bambini ai quali vorremmo fare lezioni di pesca, ma il laghetto, tra l’altro di proprietà pubblica, è off limit“. Nel frattempo, un’associazione di Casarsa ha reso disponibile un laghetto.
Il sindaco Marchetti risponde che quell’area è stata rifaunizzata dagli abitanti, che si sono lamentati della presenza di pescatori non conosciuti e perbene, come i componenti della Quadruvium; persone che lasciavano ami in acqua, vere e proprie minacce per gli animali.
“Stiamo lavorando, assieme al vice sindaco Antonio Zoratti – conferma Marchetti – per una convenzione, con la quale si potrebbe dare l’autorizzazione, una volta alla settimana, a entrare nel laghetto e consentire così ai soci della Quadruvium di fare le lezioni ai bambini, sotto la loro vigilanza, in modo da evitare ingressi indiscriminati. Togliere totalmente il divieto significherebbe non riuscire a controllare le frequentazioni, mettendo a rischio la vita della fauna”.