Nonostante tutto, a Monfalcone gli stranieri continuano ad aumentare. È questo il dato che emerge, seppur non in misura così esponenziale, dai dati forniti dall’ufficio anagrafe dello stesso comune. Un trend che non si ferma, dunque, quello dell’arrivo di persone da altri Paesi soprattutto per lavorare nelle grandi aziende che operano attualmente nel settore navalmeccanico. Si tratta di oltre cinquecento unità, che di fatto portano la popolazione straniera a 6.675 unità rispetto alle 6.167 dell’anno precedente. La popolazione totale, nell’ultimo anno, ha raggiunto le 28.453 unità che, secondo le stime dell’amministrazione comunale, risulta essere il massimo per la città che si trova a dover fronteggiare la “saturazione della popolazione massima insediabile sulla base delle disponibilità abitative dell’attuale strumento urbanistico” come sottolineano dal municipio di Piazza della Repubblica. Prima conseguenza è il sovraffollamento al di fuori dei limiti di legge che, nonostante sia presente da anni, è stato scoperto definitivamente qualche mese fa anche a seguito dell’aumento dei controlli all’interno delle stesse abitazioni.
Da non dimenticare, poi, il fenomeno dei ricongiungimenti familiari che avvengono anche nei casi in cui non si abbia un lavoro fisso o una situazione economica stabile. Dato che viene confermato dal numero in crescente aumento della popolazione femminile che, fra il 2012 ed il 2018, è raddoppiato arrivando a circa 2.913 donne. Aumentano anche i bambini, e ciò fa commentare all’amministrazione come sia indispensabile “garantire una dignitosa ed equilibrata organizzazione scolastica nella composizione delle classi”, dunque una necessaria riorganizzazione in termini di pianificazione.
Da sottolineare, poi, il costante fenomeno delle iscrizioni e delle cancellazioni che creano uno stato costante di mobilità all’interno della stessa anagrafe e che riguarda principalmente gli stranieri. Ciò, ovviamente, rende molto più difficile non solo l’organizzazione dei servizi scolastici ma anche quelli sociali di tutta la città.
Infine, sempre da parte dell’amministrazione, viene nuovamente rimarcata la necessità di cambiare il modello produttivo per quanto riguarda la cantieristica navale. Il diffuso fenomeno dei subappalti crea, oltretutto, anche un alto livello di disoccupazione di “manodopera locale” che arriva al 9,4% “rispetto ad una media regionale del 6,7%”, prosegue l’amministrazione. “E’ necessaria una svolta nel modello produttivo dei nostri cantieri navali”, concludono, “considerate anche le ricadute rispetto alle dinamiche sociali che riguardano il sovraffollamento, l’organizzazione dei servizi e l’occupazione”.