La dodicenne che lunedì mattina si è lanciata nel vuoto a Pordenone, perché vittima di bullismo, aveva già manifestato l’intenzione di farla finita. Dalle indagini sarebbe infatti emerso che la ragazzina, durante una conversazione via chat con un’amica, avrebbe espresso l’intenzione di lanciarsi dalla finestra della camera per farla finita.
E’ un quadro drammatico quello che sta emergendo in queste ore dalle indagini e allo stesso tempo complesso. La ragazzina, vessata dai bulli, presa in giro e poco amata dai più duri della scuola (ma soltanto con i più deboli), con le amiche aveva affrontato il problema, confidandosi. Emergerebbe anche che i compagni di classe con cui aveva rapporti di amicizia avrebbero tentato di aiutarla a superare le difficoltà. Ai genitori, invece, come spesso accade in adolescenza, nemmeno una parola. Per non farli preoccupare e per non dare loro pensieri.
Si considerava una “sfigata”, scriveva alle amiche di essere vittima di bullismo e di voler morire per non dover più affrontare la scuola e le violenze psicologiche.
Nel suo intimo il senso di inferiorità, il non riuscire a farsi scivolare addosso le brutte parole, le offese e i maltrattamenti, l’hanno irrimediabilmente ferita, tanto da spingerla a scegliere di farla finita.
Gli investigatori sarebbero già riusciti a risalire all’identità dei coetanei che avrebbero inviato messaggi alla dodicenne e questi potrebbero essere presto sentiti in audizione protetta. Nel mirino della Procura, però, potrebbero finire i maggiorenni, e quindi i genitori, che avrebbero omesso la sorveglianza delle utenze telefoniche a loro intestate e date in uso ai propri figli.