Dalle prime ore di oggi, 80 finanzieri di Venezia e di altri Comandi, stanno eseguendo vari ordini di custodia e sequestri milionari per un’ingente truffa ai danni dei risparmiatori. Il principale indagato è finito in carcere, mentre cinque persone sono ai domiciliari e altre 11 hanno ricevuto un obbligo di dimora. E’ in corso anche la confisca di beni e disponibilità degli indagati, per un valore complessivo di 47 milioni di euro, oltre a perquisizioni in 17 abitazioni e locali adibiti a uffici.
L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Pordenone, contesta ai 17 indagati i reati di associazione a delinquere, truffa aggravata, esercizio abusivo dell’attività di gestione del risparmio e auto-riciclaggio.
Il meccanismo truffaldino consisteva nell’offerta di investimenti nel mercato ‘Forex’, ovvero il trading di valute straniere, ad altissimo rendimento immediato. I capitali raccolti, invece di essere investiti, venivano in parte utilizzati per remunerare i nuovi clienti e, in parte, dirottati in conti correnti italiani e stranieri degli indagati. In sostanza, i teorici interessi maturati dai finanziatori venivano pagati con i soldi versati dai successivi sottoscrittori dell’offerta, così da rassicurare chi aveva già consegnato denaro all’organizzazione e attirare nella rete truffaldina altri soggetti potenzialmente interessati ai lauti guadagni prospettati.
Per aggirare i controlli delle autorità di vigilanza finanziaria, il sodalizio si è avvalso di una serie di società estere con sede in Slovenia, Croazia e Gran Bretagna, grazie alle quali, tra l’altro, è stato aggirato il divieto all’esercizio dell’attività di raccolta finanziaria già imposto dalla Consob nel 2016 al principale artefice della truffa e a una sua società italiana.
Con questo sistema, che richiama il cosiddetto “schema Ponzi”, tra il 2016 e il 2018 l’organizzazione ha raccolto abusivamente da circa 3.000 persone per lo più del Nord-Est d’Italia 72,3 milioni di euro, rimborsati ai finanziatori per soli 28,9 milioni di euro. I proventi delle attività illecite sono stati riciclati dai principali indagati attraverso l’acquisto di numerosi immobili in Veneto, Friuli Venezia Giulia e in Emilia Romagna, per un valore di 3,7 milioni di euro, il cui sequestro è in fase di completamento in queste ore.
L’attività condotta dai finanzieri del Gruppo di Portogruaro ha portato, infine, a configurare a carico delle società estere coinvolte profili di responsabilità amministrativa dell’ente, per reati associativi e di riciclaggio. A carico di due persone giuridiche è stato anche disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta e per equivalente fino all’ammontare di 43,6 milioni di euro, corrispondente al totale delle somme abusivamente raccolte dall’organizzazione depurato dalla cifra restituita a una parte dei clienti.