Pirenei, 24 marzo 1939, giusto ottant’anni fa. Una bufera di neve si scatena sulla diga in costruzione a Izourt e seppellisce le baracche dove sono ospitati i lavoratori. Il peso della neve schiaccia i tetti, uccidendo le persone che qui stanno dormendo. 31 operai, 29 dei quali italiani. Tra di loro 8 friulani, tre provenienti dal Friuli occidentale. Ecco i loro nomi: Umberto Braida (Travesio), Aurelio Del Fabbro e Giuseppe Giampaoli (Pagnacco), Ercole Gregorutti (Cassacco), Vincenzo Pezzetta (Buja), Settimo Serbosini (Tricesimo), Vincenzo Tassan Caser (Aviano) e Carlo Zat, originario di Caneva. Una tragedia del lavoro che è stata dimenticata per diversi decenni e che solo dai primi anni del nuovo secolo è stata riportata alla memoria grazie a un gruppo di appassionati di storia dell’emigrazione e dall’Associazione francese Ricordate.
Perché questa tragedia, a differenza di altre come Marcinelle, è stata scordata? “E’ capitata – spiega Claudio Petris, appassionato di storia dell’emigrazione – in un momento particolare, molto ravvicinato all’inizio della Seconda Guerra mondiale e con l’inizio del conflitto si era persa l’attenzione. Si sono dovuti aspettare 60 anni perché i cugini francesi se ne ricordassero e riprendessero il filo della matassa”.
La memoria riaffiora in Francia nel 2002 con la nascita dell’Associazione Ricordate. “L’Associazione – continua Petris – ci ha contattati per la ricerca delle famiglie delle vittime friulane. Da quegli anni ci sono state delle ricorrenze sia in Francia, sia qui in zona, in particolare nel Pordenonese e in provincia di Udine. Quest’anno la tragedia verrà ricordata domenica 24 con una Santa Messa nella chiesa parrocchiale di Malafesta di San Michele al Tagliamento”.