Il Tribunale fallimentare di Pordenone ha accolto l’istanza di autofallimento della Safop, la storica azienda della Comina che produce macchini utensili. Congiuntamente ha anche nominato il giudice delegato, Lucia Dell’Armellina, e il curatore fallimentare: a occuparsi della questione sarà il commercialista pordenonese Maurizio Democrito.
Toccherà ora a lui esaminare nel dettaglio la documentazione dell’azienda, che fa parte di un gruppo tedesco controllato da una società cinese, e stipulare un eventuale piano industriale che possa renderla appetibile a qualche acquirente. A lui anche il compito di provare a garantire la continuità aziendale attraverso l’esercizio provvisorio, che non è stato chiesto nell’istanza di fallimento, e che darebbe accesso ai dipendenti alla cassa integrazione straordinaria. L’azienda, peraltro, conta su oltre 10 milioni di euro di commesse da soddisfare.
Il Tribunale ha, inoltre, stabilito l’adunanza dei creditori per verificare lo stato del passivo l’8 novembre 2019. Entro trenta giorni prima di quella data i creditori e i terzi che vantino diritti reali o personali su cose in possesso della società fallita dovranno presentare le domande al curatore. Dalle cui scelte dipenderà il destino dei 76 lavoratori che, smaltite le ferie estive, potrebbero trovarsi senza occupazione.
“Ora almeno abbiamo un interlocutore – spiega Cristiano Danelon della Fiom Cgil – visto che da giugno non potevamo confrontarci con nessuno. La speranza è che si presenti un acquirente serio”.
Sulla questione è già stato attivato un tavolo che prevede la presenza di Regione, Comune di Pordenone, Unione industriali e sindacati, tutti concordi che un’azienda con un secolo di storia alle spalle come la Safop e la professionalità dei propri dipendenti, non possano essere cancellati con un colpo di spugna.