Un esemplare maschio di orso bruno del peso di oltre 160 chilogrammi per oltre 2 metri e 20 di altezza, dell’età di circa 5 o 6 anni, è solo l’ultima ‘preda’, la quarta per la precisione, di un progetto di studio degli orsi condotto dall’Università di Udine. L’operazione, svoltasi a metà giugno nella zona del Gran Monte fra i comuni di Lusevera e Taipana, è stata eseguita a fini di studio e ricerca dagli operatori dell’ateneo e della Polizia provinciale con il supporto del Corpo forestale regionale e di volontari della locale associazione del ‘Villaggio degli Orsi’. Subito dopo la cattura, avvenuta grazie a una particolare gabbia ideata dai ricercatori dell’ateneo friulano, l’orso, prima di essere liberato, è stato narcotizzato, visitato e dotato di radio collare satellitare, grazie al quale sarà possibile studiarne i movimenti e così aggiungere importanti informazioni riguardo al comportamento degli orsi nell’area del Friuli Venezia Giulia.
Sei esemplari da studiare
L’operazione rientra nelle attività di una ricerca triennale dell’Università di Udine, autorizzata dal ministero dell’Ambiente, che prevede la cattura a fini scientifici e lo studio, grazie ai radio collari, di sei orsi su una popolazione di circa 10-15 esemplari presenti in Friuli Venezia Giulia. Questa ricerca si integra, inoltre, con il progetto pluriennale ‘Life Arctos’, di cui è responsabile la Regione, che prevede il campionamento genetico non invasivo e senza cattura degli animali per lo studio di tutti gli esemplari presenti in regione.
Il collare di cui è stato dotato l’orso bruno catturato e liberato prevede un sistema di rilascio a tempo e a distanza, in questo modo si staccherà dall’animale dopo la fine del periodo di studio, oppure in situazioni di emergenza.
“Grazie a questo evoluto collare – spiega Stefano Filacorda, responsabile dell’equipe di ricercatori dell’Università – si prevede di raccogliere un numero variabile di 7-12 punti Gps al giorno per un totale di 6 mila punti in tutto il periodo della ricerca, ovvero di individuare grazie al sistema satellitare e radio le aree dove l’animale vive, dove va ad alimentarsi o a rifugiarsi e i suoi movimenti. Il tutto, al fine di fornire un adeguata protezione a questi siti e contemporaneamente capire se questo individuo è responsabile di attacchi al bestiame domestico che ultimamente sono molto frequenti sulla parte slovena dell’area delle Prealpi Giulie, sul monte Stol”.
Il collare di cui vengono dotati questi esemplari, dunque, “potrebbe essere utile – continua Filacorda – a prevenire i danni e fare azioni di dissuasione, anche, se possibile, evitando l’abbattimento sul territorio sloveno, dove gli animali che sono responsabili di danni ripetuti possono essere oggetto di abbattimento in deroga”.
Coesistenza con l’uomo
Il monitoraggio degli orsi con collare è un metodo che può rivelarsi importantissimo in alcune situazioni.
“L’orso Madi catturato a maggio dello scorso anno – esemplifica Filacorda – è stato così protetto nel suo ritorno dalle zone attorno a Conegliano, dove si era spinto fino alle montagne, anche limitando il traffico laddove l’orso si avvicinava alle strade di grande viabilità, ed evitando eventuali incidenti stradali grazie ai servizi di polizia informati in tempo reale dagli operatori dell’Università di Udine”.
In questo anno trascorso l’orso Madi è stato studiato nei suoi movimenti con oltre 3 mila punti di localizzazione raccolti.