La nuova Pizza Eataly fa il suo debutto ufficiale il 9 maggio a Trieste con una serata speciale dedicata alle Pizze del Territorio, nate dalla collaborazione di Eataly e Slow Food per celebrare le eccellenze e i presìdi locali italiani. Tra le 10 pizze in degustazione dalle 20, al ristorante L’Osteria del Vento, ci sarà anche la Pizza Trieste: una base focaccia arricchita con prosciutto San Daniele Dok dall’Ava e formaggio Montasio fresco Ca Form.
In ogni Eataly i clienti sono accolti dalla citazione di Wendell Berry “Mangiare è un atto agricolo”. Questa frase è stata l’ispirazione per il progetto della nuova pizza di filiera e l’incentivo ad affrontare una nuova sfida: un impegno naturale e necessario per un’azienda che opera nel mondo della distribuzione alimentare con senso di responsabilità. La grande sfida di Eataly è portare la qualità dei piatti iconici italiani ad un alto livello di standard, frutto del pensare locale per agire globale. In questo scenario si colloca la nuova Pizza Eataly: un progetto ambizioso che attribuisce una nuova identità e riconoscibilità a questo piatto simbolo della cucina italiana.
Slow Food ha supportato da subito la nuova sfida e collaborato alla stesura del Manifesto della Pizza Eataly – che in dieci punti ne sintetizza filosofia e valori – e alla creazione delle Pizze del Territorio: un omaggio ai presìdi e alle eccellenze delle regioni in cui Eataly è presente con le sue pizzerie.
A guidare la definizione della ricetta della Pizza Eataly è stato Francesco Pompilio, pizzaiolo Corporate di Eataly, in azienda da quasi dieci anni. Pompilio si è dedicato allo studio dell’impasto e delle guarnizioni con il supporto dell’executive chef Enrico Panero, del produttore delle farine Fulvio Marino e dell’esperto pizza di Slow Food Italia Antonio Puzzi. “Lo stretto rapporto che abbiamo creato con i produttori è un fattore cruciale per assicurare una qualità senza compromessi”, spiega Pompilio. “Da oltre 12 anni Eataly si confronta con clienti in tutta Italia sul tema dell’alimentazione di qualità, con uno slancio sempre rivolto al miglioramento. Per questo, oggi ci sentiamo maturi per poter promuovere la nostra specifica idea sulla pizza, frutto di esperienze maturate nel corso degli anni e conferma della filiera di ingredienti di prima qualità utilizzati dall’inizio del nostro percorso”.
L’obiettivo, dunque, è garantire ai clienti delle dieci pizzerie italiane di Eataly (Torino, Pinerolo, Milano, Genova, Trieste, Firenze, Piacenza, Forlì, Roma e Bari) riconoscibilità, costanza qualitativa e forte identità. In sintesi, la pizza è semplicità, appagamento e frutto di una secolare elaborazione di scelte e lavorazioni che ben si coniugano con la storia di un intero Paese. È un complesso ragionamento corale orientato alla ricerca di nuovi traguardi di soddisfazione a cui Eataly punta.
Né romana, né napoletana ma “Eataly”. Una pizza basata su quattro solidi pilastri che la rendono unica: filiera, lavorazione, leggerezza e democraticità. La filiera, elemento distintivo dell’approccio di Eataly con la rete di produttori, è espressione della profonda conoscenza dei territori e dei processi produttivi di tutti gli ingredienti, da quelli di base a quelli destinati alla guarnizione.
La lavorazione è il naturale punto di arrivo di conoscenze maturate nel corso degli anni ed è l’incontro di tradizioni, lunga pratica e competenza dei pizzaioli Eataly.
A garantire la leggerezza, caratteristica oggi imprescindibile, concorrono diversi fattori: l’accurata selezione delle farine, l’utilizzo della biga con una minima quantità di lievito, una lavorazione complessiva di almeno 50 ore, la cottura delicata e la semplicità delle guarnizioni.
La democraticità rispecchia l’anima della pizza, piatto conviviale e popolare per eccellenza: un prodotto che deve rimanere accessibile pur a fronte di ingredienti di altissima qualità.