Liberalizzazione fallita, ma senza ritorno – Sommario: Il liberi tutti sugli orari del commercio ha creato più danni che benefici. Servono nuove norme, ma tornare al passato è impossibile
La liberalizzazione totale degli orari nel commercio ha prodotto più di qualche guasto. Se è vero le aperture del fine settimana sono state per molti una buona opportunità e per i consumatori una comodità, è altrettanto vero che tale scelta ha pesato negativamente sulle condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori del settore, senza dimenticare i riflessi negativi sulle attività commerciali nei centri storici, già falcidiate dalla pesante crisi economica. Sono ormai trascorsi sette anni da quando il Governo Monti, nel quadro degli interventi sistemici anti-crisi, ha eliminato per le attività commerciali qualsiasi vincolo sulle giornate e sui nastri orari di apertura al pubblico. A partire dal 2012, è entrata in vigore la completa deregolamentazione degli orari, nell’intento di far ripartire i consumi e di dare nuovo impulso a un settore che manifestava una forte flessione.
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Al centro sì, ma non per fare acquisti – Parla il sociologo: “La gente ha già deciso: la domenica si va negli shopping center per fare un giro in famiglia o con gli amici”
Le gite domenicali fuori porta sono un lontano ricordo. Oggi le famiglie, anche nei giorni di festa, vanno al centro commerciale. Per il sociologo Bernardo Cattarinussi il motivo è semplice. “Il centro commerciale – spiega il sociologo – ha sostituito la piazza del centro cittadino o del paese. L’esigenza non è tanto quella di fare acquisti, ma quella di ritrovarsi tra amici e conoscenti”.
Amici che potrebbero ritrovarsi in chiesa, a messa.
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In Europa si compra senza restrizioni – Aperture domenicali sì, aperture domenicali no. Il tema della regolamentazione del lavoro festivo divide e fa discutere da tempo
Gli argomenti contro la liberalizzazione del settore sono molteplici: la Chiesa difende l’unicità della domenica come giorno di riposo e preghiera, i sindacati rimarcano il diritto dei lavoratori di stare in famiglia, mentre le piccole e medie imprese vogliono il divieto delle aperture domenicali come protezione contro la concorrenza della grande distribuzione, che punta invece, alla liberalizzazione sfrenata. Prima di decidere, bisogna considerare i cambiamenti della società e rendersi conto che tornare indietro non è più possibile.
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Il santuario della moto nella vecchia Caserma – Grazie all’iniziativa di Giorgio Scialino, aprirà i battenti a Tricesimo, in una delle palazzine della ex Patussi, un luogo interamente dedicato alla passione per le moto
Prendi un fabbricato abbandonato da quasi 20 anni e riportato a nuova vita, una grande passione per tutto quanto riguarda il mondo delle motociclette e il desiderio di creare un luogo dove parlare di storia, soluzioni tecniche, prove e tutto quanto riguarda le moto. Sono gli ingredienti principali che hanno spinto Giorgio Scialino (George per gli amici) a dedicarsi anima e corpo a un’iniziativa unica nel suo genere in regione, dopo aver fondato un’associazione di promozione sociale chiamata “La vecchia officina”.
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Siamo tutti nel mirino – Molti friulani non si sentono sicuri in casa propria a causa della presenza dei cacciatori, che durante la stagione venatoria girano armati per boschi e campi e sparano a tutte le ore del giorno. Il racconto di chi non ne può più
Se non è proprio paura, poco ci manca. I numerosi testimoni che abbiamo trovato e che ci hanno raccontato la propria – brutta – esperienza con i cacciatori sono restii a esporsi in prima persona. Perché? “Temiamo ripercussioni” è la risposta di Anna (nome di fantasia), che abita in una casa isolata al limite di una zona boschiva della Pedemontana. “Possiedo quattro cani, con i quali esco a passeggiare nei boschi e nei campi che circondano casa nostra – racconta -. Preferisco muovermi al mattino presto: d’estate perché è più fresco, durante le altre stagioni perché sono insegnante e alcune giornate comincio a lavorare prima delle otto. Naturalmente, quando la caccia è aperta questo è impossibile. Sentiamo distintamente gli spari dei cacciatori a pochi passi di distanza dalla porta di casa fin dalle prime luci dell’alba. I cani ne sono spaventati. Io stessa tempo per la mia incolumità e per quella di miei animali.
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Il cinema muto parla italiano – Registi e divi del nostro Paese e italo-americani tra i protagonisti della 37a edizione delle ‘Giornate’, dal 6 al 14 ottobre a Pordenone. Guida alle proiezioni (e musiche) imperdibili, dai capolavori alle pellicole ‘salvate’
Sotto il segno della grande letteratura e dell’Italia la 37a edizione delle Giornate del cinema muto, il festival che prima di tutti ha saputo ricreare l’atmosfera di un’epoca d’oro, con accompagnamenti musicali dal vivo (anzi, parte essenziale dello spettacolo) e ha trasformato Pordenone in capitale mondiale dei silent movies e del cinema delle origini. Al Teatro Verdi da sabato 6 al 13 ottobre (più una replica il 14), con una pre-apertura venerdì 5 al Teatro Zancanaro di Sacile, sono previste decine di proiezioni, incontri, accompagnamenti musicali e tanti altri eventi.
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