Passi avanti, anche se restano diversi nodi da sciogliere, per l’Autonomia differenziata, ovvero la richiesta di più ‘poteri’ da parte di nove Regioni. Oggi a Roma il ministro degli Affari regionali Erika Stefani ha fatto il punto della situazione, con il governatore Fedriga per il Friuli Venezia Giulia, Toti per la Liguria, Zaia per il Veneto, De Luca per la Campania, Fontana per la Lombardia, Marini per l’Umbria, Oliverio per la Calabria, Marsilio per l’Abruzzo, Toma per il Molise e Fugatti per il Trentino.
Veneto, Emilia Romagna e Lombardia sono praticamente pronte a partire, Piemonte e Liguria sono a buon punto, mentre Toscana, Campania, Umbria e Marche hanno fatto richiesta, senza, però, specificare le competenze.
“Stiamo attendendo che il Parlamento decida l’iter”, ha detto il ministro Stefani. “L’operazione deve essere il più possibile condivisa. La parte generale e il meccanismo procedurale sarà uguale per tutte le Regioni, che potranno decidere, d’accordo col Governo, le materie sulle quali chiedere lo spazio d’autonomia. Restano dei nodi politici da sciogliere, ma sono fiduciosa”, ha concluso Stefani.
Il Friuli Venezia Giulia, ha fatto sapere Massimiliano Fedriga, metterà a disposizione delle altre Regioni la propria esperienza per contribuire al loro conseguimento di maggiori quote di autonomia. Un percorso che vuole riaffermare la possibilità per ogni amministrazione di poter gestire in proprio l’erogazione di servizi ai cittadini. Fedriga ha ricordato come il concetto di specialità non esprima un’idea statica bensì dinamica, come dimostrato proprio dal Fvg che, dal 1963 a oggi, ha visto modificati numerosi parametri di compartecipazione con Roma. L’Esecutivo regionale punta a veder ampliati anche i propri margini di autonomia, riconoscendo la virtuosità nella gestione delle finanze pubbliche che ogni anno garantisce piena copertura a importanti capitoli di spesa, primo su tutti quello sanitario.