Il disegno di legge n. 56 su un nuovo ordinamento delle Aziende territoriali per l’edilizia residenziale (Ater) è stato accolto dai Gruppi di maggioranza con 23 sì, mentre le opposizioni si sono espresse contro con 12 no, nessun voto di astensione.
“Oggi si concretizza una riforma mirata al risparmio e alla definizione di una migliore organizzazione del sistema delle aziende territoriali per l’edilizia residenziale (Ater). Inoltre, eviteremo che siano dei direttori senza alcun avallo popolare a decidere quali politiche abitative attuare in Friuli Venezia Giulia. Con questo provvedimento riusciamo finalmente a dare autonomia ai diversi territori attraverso i presidenti e i consigli di amministrazione della Ater, che avranno il ruolo di indicare gli indirizzi politici inerenti alle esigenze della casa nella nostra regione, mentre prima era tutto demandato alla burocrazia”. Questo il commento del governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, dopo l’approvazione.
Il governatore ha evidenziato che “con la diminuzione del numero di Ater e i direttori unici di Trieste-Gorizia e Pordenone-Udine si concretizzerà un notevole risparmio economico e verrà avviata un’ottimizzazione gestionale. Questo provvedimento permetterà, inoltre, di ridurre le attività delle Ater non direttamente collegate alla costruzione o manutenzione degli alloggi e di utilizzare quindi tutte le risorse disponibili per garantire nuove opportunità di alloggio ai cittadini della nostra regione”.
“Da quella che doveva essere una legge organica coordinata con la riforma degli enti locali, il ddl sulle Ater si rivela invece come un mero poltronificio, che non introduce alcuna norma di interesse per i cittadini che hanno bisogno di una casa popolare e in più massacra i territori privandoli in alcuni casi di ogni rappresentanza”. Lo ha detto il consigliere regionale del Pd, Diego Moretti intervenendo oggi come relatore in Consiglio regionale riunito per la discussione del disegno di legge 56 “Ordinamento delle Aziende territoriali per l’edilizia residenziale, nonché modifiche alla legge regionale 1/2016 in materia di edilizia residenziale pubblica”.
“La frenesia e la fretta della Giunta Fedriga di approvare la legge ha fatto sì che le parti sociali non potessero esprimere in Commissione le proprie valutazioni; non solo, abbiamo scoperto che le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil stanno aspettando da ottobre 2018, inutilmente, un incontro con l’assessore per discutere di politiche abitative”.
Secondo Moretti, “non c’è stato alcun coinvolgimento dei Comuni, dei sindacati e dei vari portatori di interessi; si vuole far passare sotto silenzio una norma che incide pesantemente sui territori, declassandoli, come l’Alto Friuli, l’Isontino e il Pordenonese. La scelta di reintrodurre i cda non serve a nulla, così come l’accentramento dei direttori su Udine e Trieste farà contare meno di nulla Pordenone e Gorizia, visto che la scelta di rescindere il contratto spetterà solo ai presidenti di Udine e Trieste”.
Infine, denuncia Moretti, “al centrodestra non sono bastate le nuove poltrone e l’affondo ai territori. Da ultimo, la fame di potere della maggioranza ha fatto sì che si prendesse anche il ruolo di garanzia finora spettante all’opposizione, ossia la presidenza del Collegio del revisore dei conti”.
“Pordenone e Gorizia non conteranno nulla”. Così il capogruppo del Patto per l’Autonomia in Consiglio regionale, Massimo Moretuzzo, evidenzia le prime criticità di un sistema di governance realizzato in fretta e furia, emerse già oggi (29 luglio, ndr) in Aula durante la discussione della norma che riforma il sistema delle Ater regionali.
“Quando è stato chiesto all’assessore Pizzimenti chi sarà il soggetto titolato a revocare l’incarico del direttore unico delle Ater di Udine e di Pordenone, è emerso che la revoca – teoricamente derivante da un accordo tra i due consigli di amministrazione -, nella realtà dei fatti sarà in capo solo al cda che ha concesso l’incarico ovvero al cda dell’Ater di Udine, ma se a volere la revoca fosse il solo cda dell’Ater pordenonese? Stesso discorso per l’Ater di Trieste nei confronti dell’Ater di Gorizia”.
“Siamo veramente disposti a credere che un direttore non risponda solo al proprio legittimo “datore di lavoro”, disinteressandosi di chi non ha alcun potere diretto su di lui? Con buona pace, ancora una volta, dell'”ascolto del territorio”, slogan tanto amato da questa maggioranza quando si tratta di fare propaganda elettorale. E come non fosse sufficiente il pressapochismo legislativo dimostrato in relazione ai direttori, la maggioranza ha anche scelto di togliere ogni possibilità di equilibrio politico negli organi di governance delle Ater”.
“Non solo i cda saranno in mano alla maggioranza – continua Moretuzzo -, ma anche il collegio dei revisori dei conti sarà completamente nominato dalla maggioranza, eliminando le disposizioni precedenti che vedevano il presidente eletto dalle minoranze del Consiglio regionale”. Il risultato? “Nessuna possibilità di supervisione diretta da parte della minoranza, allineamento dei territori su due grandi centri decisionali senza ascolto del territorio, difficile immaginare premesse peggiori per un disegno di riforma totale del settore delle Ater”.
“La norma introdotta dalla maggioranza è inaccettabile per diverse ragioni, prime fra tutte l’eliminazione dell’Ater Alto Friuli che è stata accorpata a quella di Udine, il ritorno ai costosi Consigli di amministrazione, leggasi ‘poltrone’ retribuite, e la riduzione a soli due direttori, uno per Udine e l’altro per Trieste, che si occuperanno a scavalco rispettivamente anche di Pordenone e Gorizia. Decisioni più che discutibili e imposte dall’alto, senza ascoltare i territori e gli amministratori locali”. E’ il commento del consigliere regionale Tiziano Centis (Cittadini) al ddl per la modifica della normativa relativa alle Aziende Territoriali per l’Edilizia Residenziale (ATER) approvato in Aula con il voto contrario dei Cittadini e delle altre forze di opposizione.
“Quale utilità c’è – prosegue Centis – nel ritorno ai costosi Consigli di amministrazione? Le risorse che attualmente le Ater risparmiavano per queste ‘poltrone’ erano giustamente investite per la manutenzione degli alloggi dei cittadini. Che senso ha una gestione centralizzata su Udine anche di tutto il territorio Pordenonese e dell’Alto Friuli e su Trieste dell’Isontino? La fusione dell’Ater Alto Friuli nell’Ater di Udine è un duro colpo per il territorio montano che richiede invece maggiori attenzioni e presenza sul territorio: dopo la sanità, ora tocca alle case popolari”.
“Temi così importanti e delicati – conclude il consigliere – non possono essere discussi con un colpo di mano consiliare che elimina i tempi del confronto e ascolto con il territorio”.
“Open-Sinistra FVG è contraria alla contro-riforma delle Ater proposta con procedura d’urgenza dal presidente Fedriga: la legge non permette di trattare con maggiore efficacia la riqualificazione degli immobili, non promuove nuove strategie di inclusione e di contrasto alla ghettizzazione e non introduce nulla che possa migliorare la rapidità di servizi e interventi a tutela del diritto alla casa”. Così Furio Honsell, consigliere regionale di Open-Sinistra FVG nonchè relatore di minoranza per l’Aula del disegno di legge n. 56 sull’ordinamento delle Aziende territoriali per l’edilizia residenziale.
“Il nuovo provvedimento – aggiunge Honsell – fa confluire l’Ater dell’Alto Friuli in quella di Udine: ci si domanda come ciò permetta di rispondere con maggiore puntualità nelle zone disagiate della montagna. Inoltre re-introduce ben 4 Consigli di amministrazione creando nuove poltrone e mettendo i direttori a scavalco: ci si domanda come ciò possa permettere migliore esecutività e non solo clientele”.