L’idea di costruire un muro tra la nostra regione e la Slovenia per impedire ai migranti di entrare in Italia – proposta fatta balenare come una spada dal ministro dell’Interno, al pari di un novello Brenno – è un progetto che, per noi che abbiamo vissuto il confine orientale nei momenti bui della storia, non è una cosa buona e neanche giusta. Non è buona perché anche ai tempi della cortina di ferro, quando dai Balcani agli Urali imperava il comunismo, il Fvg è sempre stata terra di dialogo, di confronto. Non è giusta perché la soluzione migliore è un rafforzamento del pattugliamento dei confini, così come deciso a suo tempo. Mettere il filo spinato, dopo che abbiamo condannato negli anni della guerra fredda il muro di Berlino, sarebbe una sconfitta democratica senza precedenti.
Uno Stato che si chiami tale, deve porre la situazione in ambito internazionale e prima di tutto in Europa, partecipando in maniera attiva nei contesti deputati con forza, determinazione e unione politica. Specie se si tratta della terza forza economica europea e settima nel ranking mondiale delle nazioni più industrializzate del mondo. Si dice che la strategia del ‘vero’ capo del Governo, Matteo Salvini, sia quella di far saltare il trattato di Dublino e magari quello di Schengen. Non identificare i migranti in arrivo infatti, significherebbe non inserire più nella banca dati le impronte digitali dei poveri cristi che sbarcano in Italia.
Per noi qui in Fvg c’è il rischio di vedere costruire un muro, probabilmente di filo spinato come in terra magiara, una barriera di contenimento dei migranti in arrivo. Come dire, l’Europa se ne frega di noi, bene allora ci cacci e a questo punto lo scopo sarebbe raggiunto. Ma non sarà così. I Paesi europei sanno che senza l’Italia (e la Gran Bretagna) non ci sarebbe più l’Europa, ma un’unione di Stati. Una nuova politica europea ha disperatamente bisogno di noi. La strada maestra c’è ed è quella del dialogo e del confronto in maniera seria e consapevole, senza scorciatoie, perché restare da soli in politica (e in questo caso fuori dal progetto riformatore della Ue) è un errore. Si cambi ‘Dublino’, non il Friuli-Venezia Giulia. Riflettiamoci.