Non c’è stata in Consiglio regionale l’attesa relazione del governatore Massimiliano Fedriga sulla trattativa Stato-Regione. Fedriga è ammalato e, quindi, bisognerà attendere l’11 febbraio per conoscere le eventuali novità in una delle partite più delicate e importanti per le finanze e per l’intera economia del Friuli Venezia Giulia.
I tempi sono stretti. Fedriga ha già portato a casa l’accordo per il 2019, escludendo nuovi prelievi forzosi dalle casse della Regione da parte dello Stato. La trattativa riguarda ora il 2020 e dovrebbe essere chiusa entro il 31 marzo. Ma, per evitare il ricorso alla Corte Costituzionale da parte della Regione, le firme dovrebbero arrivare prima della fine di febbraio.
A Roma, con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Giancarlo Giorgetti, suo compagno di partito, Fedriga tratta sullo sconto che il Governo concederà alla Regione come contributo al risanamento della finanza nazionale. In origine erano 836 milioni di euro, scesi a 716 dopo l’accordo fra Serracchiani e Padoan.
Fedriga non potrà ottenere uno sconto inferiore, ma sul tavolo ha posto l’ipotesi di un accordo complessivo e duraturo. Per esempio, ci sono da discutere i decimi di Iva che Serracchiani accettò scendessero da 9,1 a 5,91 in cambio dell’aumento di altre voci di compartecipazioni e, soprattutto, le clausole di salvaguardia per scongiurare il rischio che lo Stato innalzi unilateralmente il prelievo dalle casse regionali.
Una partita complessa, resa più complicata dall’introduzione della flat tax sulle partite Iva e dalla trattativa in corso sull’autonomia differenziata e sulla crescita delle competenze di altre regioni.