Dopo un lungo iter iniziato nel1995 con l’eliminazione del punto nascita, l’esistenza dell’ospedale San Michele di Gemona potrebbe essere giunta al capolinea. Almeno a quanto è scritto nel Piano attuativo locale (Pal) 2019, con il quale la Regione Fvg ridisegna la sanità regionale.
“La direzione strategica – si legge nel documento – è impegnata nel percorso di avvio della nuova azienda, prevista dalla legge regionale 27 del 2018, che coinciderà con il territorio della ex provincia di Udine”. In questo percorso di riorganizzazione, il futuro del San Michele, che ora è un presidio ospedaliero per la salute, potrebbe essere di diventare una Soc (struttura operativa complessa) igienico-organizzativa del Distretto. Cosa questo significhi nel dettaglio, quali saranno i servizi modificati e in che modo è ancora in fase di valutazione. E’ stata, però, proprio la parola ‘distretto’ e l’incognita che essa comporta a destare l’allarme del Coordinamento dei comitati a difesa dell’ospedale, che da 24 anni sono in prima linea a tutela del servizio e sono preoccupati delle ripercussioni sui cittadini.
“Già ora il servizio di cura e assistenza presenta ostacoli, primo fra tutti il pendolarismo cui sono costretti i pazienti – spiegano Alessandro Cecchini, del Gruppo Cicogna, e Claudio Polano del Comitato San Michele -. Poi ci sono problemi di gestione della struttura e difficoltà logistiche. Se si pensa a depotenziare ulteriormente la struttura, lo scenario potrebbe diventare davvero drammatico”.
Il Pal 2019 per l’Ass 3 è stato trasmesso alla Conferenza dei sindaci e poi arriverà alla Direzione centrale salute, politiche sociali e disabilità, al Collegio sindacale e all’Organismo indipendente di valutazione. Tutti passaggi nei quali il documento dovrà essere modificato o approvato.
“Quello che chiediamo – proseguono Cecchini e Polano – è che al San Michele sia restituita la qualifica di ‘Ospedale di rete per acuti’. Ciò permetterebbe di riavere il Pronto Soccorso, l’area di emergenza, l’astanteria, i posti per i pazienti da tenere in osservazione, un reparto di medicina che non sia ‘a scavalco’, ma che abbia il proprio primario e il proprio personale. Inoltre riteniamo necessario che ci sia un laboratorio a giornata per le analisi, ambulatori di tutte le specialità, un reparto di oculistica, dermatologia e neurologia che mancano in tutto l’Alto Friuli, una struttura per subacuti e uno per i pazienti cronici. Insomma, non vogliamo che il nostro territorio sia ulteriormente penalizzato”.