È ormai una tradizione fissa per i ronchesi la visita ai numerosi presepi che pullulano nella città bisiaca. E, tra i vari degni di nota, vi è quello della famiglia Dessenibus che annualmente, nel loro cortile di via quattro novembre a Ronchi dei Legionari, allestiscono una Sacra Famiglia tutta particolare. Di fatto Luigi, assieme a moglie e figli, si mette all’opera scegliendo un tema di cronaca, attualità o, come in questo caso, storia locale per incorniciare il Presepe. Se l’altro anno, come detto, era stata scelta una cornice di scottante attualità, la Galleria Bombi di Gorizia, divenuta famosa per i migranti che erano rimasti per mesi all’addiaccio, nell’edizione 2019 i Dessenibus hanno deciso di ricostruire, grazie ad una fotografia d’epoca, l’attuale Piazza Unità di Ronchi, all’epoca Piazza Alessandro Blasig, nel momento in cui, cento anni fa, i profughi e i soldati dell’ex impero Austroungarico ritornavano tra le case abbandonate e distrutte.
Rinasce così una Ronchi che non esiste più, con personaggi realmente esistiti e tutti ritagliati da foto d’epoca. Un presepe in bianco e nero, volutamente, come racconta lo stesso Luigi, e in cui l’unico tocco di colore sono i quattro personaggi più grandi del soldato, una profuga con due figli ed un semplice asinello.
“Con l’aiuto di Giampaolo Cuscunà”, spiega Luigi, “che ci ha fornito una foto di cento anni fa, abbiamo ricostruito case e vie per far nascere il ‘ritorno’ a Ronchi dei Legionari”. Presepe accompagnato, poi, dalle note malinconiche del maestro Ennio Morricone: grazie ad un amplificatore la melodia di ‘Novecento’ riecheggia nel cortile, trasportando lo spettatore ad un’altra epoca.