A volte le apparenze ingannano e l’abito non fa il monaco. Entrambi i vecchi adagi vanno bene quando si parla di un autentico gioiello goriziano, ancora troppo poco noto ai più. Passando dalle parti di via Brigata Avellino, nel quartiere periferico della Madonnina, in pochi penserebbero che dentro quella che fu una piccola scuola elementare c’è oggi uno dei musei più interessanti della provincia e della regione, il Museo ‘Comel’ di scienze naturali. A gestirlo dal 2013 è l’associazione intitolata alla memoria del professor Alvise Comel e guidata dal presidente Luciano Spangher.
“Questo museo oltre che luogo di conservazione dei beni naturalistici, è anche centro di ricerca e studio – racconta Spangher -. La sua unicità risiede ad esempio nel fatto che mentre altre strutture sono generaliste, il ‘Comel’ è più focalizzato sulla realtà locale”.
Così entrando nel museo si può fare un tuffo nel passato, scoprendo come era il Collio 45 milioni di anni fa, perdersi tra rocce e minerali, ammirare le perfette riproduzioni in legno delle specie di uccelli e pesci presenti nel Goriziano, restare a bocca aperta di fronte alle collezioni di coleotteri e lepidotteri. E poi c’è la biblioteca naturalistica con più di 12 mila titoli, tutti inseriti in un database, e alcune “chicche” come la collezione completa della rivista National Geographic.
Tutto all’interno di una struttura di 400 metri quadrati con cinque grandi sale da esposizione, di cui una con 50 posti a sedere che ospita conferenze, incontri, lezioni. Il museo ‘Comel’ è aperto martedì e venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18, o su prenotazione, ma meriterebbe più attenzione di quella che riceve.
“Moltissimi sono gli studenti universitari e i ricercatori che vengono a visitarci – conclude Spangher -, mentre malgrado tutti i nostri sforzi facciamo ancora fatica a coinvolgere le scuole, che forse non ci conoscono ancora o spesso sono frenate soprattutto dalla burocrazia”.