Tre anni fa, il 3 febbraio 2016, il corpo di Giulio Regeni veniva ritrovato ai margini di una strada polverosa, che dal Cairo porta ad Alessandria d'Egitto. Il suo corpo, abbandonato ai lati della carreggiata, 'parlava'. I segni delle torture e di quanto subito per giorni erano ben evidenti sui poveri resti di Giulio, che si era stabilito in Egitto per portare a termine uno studio universitario sul mondo del lavoro e sui sindacati egiziani.
Una curiosità, la sua, che ha insospettito qualcuno in Egitto e che lo ha portato alla morte. Il 25 gennaio l'ultimo contatto del giovane, nella metro, dove il suo cellulare è stato segnalato ancora attivo. Poi più nulla, il silenzio e la paura per un destino che si è rivelato tanto tragico. Le speranze della famiglia, dei genitori e della sorella, degli amici e colleghi di università, dell'Italia e dell'Europa intera, si spengono per sempre.
Sulle ragioni che hanno portato al suo rapimento e alla sua morte, dopo gli innumerevoli depistaggi, non è ancora stata detta alcuna verità.
Oggi, la madre di Giulio, Paola, ricorda la triste ricorrenza con una foto sul suo profilo Facebook, chiedendo ancora, sostenuta dal popolo giallo che da sempre è accanto alla famiglia del ricercatore, #veritàpergiulioregeni.