L’undicesimo rapporto GreenItaly, realizzato da Unioncamere e fondazione Symbola, è stato introdotto con una frase di Papa Francesco: “Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla”. L’indagine analizza i dati aggiornati del sistema economico italiano, soprattutto in prospettiva dei consistenti finanziamenti previsti nell’ambito Recovery Fund per il contrasto ai cambiamenti climatici: circa 80 miliardi sul totale di 209 miliardi destinati al nostro Paese.
Sono oltre 432mila le imprese italiane dell’industria e dei servizi con dipendenti che hanno investito negli ultimi 5 anni (2015-2019) in prodotti e tecnologie green. In pratica quasi una su tre: il 31,2% dell’intera imprenditoria extra-agricola. Valore in crescita rispetto al quinquennio 2014-2018, quando erano state 345mila (il 24% del totale). E nel manifatturiero sono più di una su tre (35,8%). Il 2019 ha fatto registrare un picco con quasi 300mila aziende hanno investito sulla sostenibilità e l’efficienza (il dato più alto registrato da quando Symbola e Unioncamere hanno iniziato a misurare gli investimenti per la sostenibilità).
In questi investimenti fanno la parte del leone l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili insieme al taglio dei consumi di acqua e rifiuti, seguono la riduzione delle sostanze inquinanti e l’aumento dell’utilizzo delle materie seconde.
In tale scenario il Friuli-Venezia Giulia con poco più di 8 miliardi di investimenti nel quinquennio 2015-19 si colloca nella parte bassa della classifica tra regioni, al 16 posto. Ben lontana, inevitabilmente, dalle corazzate italiane come Lombardia e Veneto, che rispettivamente hanno investito 77,7 e quasi 43 miliardi di euro, ma è superata anche da Trentino-Alto Adige e Abbruzzo entrambe attorno ai 10 miliardi.
Tutto questo prima dello shock della pandemia, a cui hanno reagito meglio proprio le imprese più votate al green. Secondo un’indagine svolta da Symbola e Unioncamere nel mese di ottobre 2020 chi è green è più resiliente. A livello nazionale tra le imprese che hanno effettuato investimenti per la sostenibilità il 16% è riuscito ad aumentare il proprio fatturato, contro il 9% delle imprese non green. Ciò non significa che la crisi non si sia fatta sentire, ma comunque in misura più contenuta: la quota di imprese manifatturiere il cui fatturato è sceso nel 2020 di oltre il 15% è dell’8%, mentre è stata quasi il doppio (14%) tra le imprese non eco-investitrici. Il vantaggio competitivo delle imprese eco-investitrici si conferma in un periodo così complesso anche in termini occupazionali (assume il 9% delle green contro 7% delle altre) e di export (aumenta per il 16% contro il 12%). Questo anche perché le aziende eco-investitrici innovano di più (73% contro 46%), investono maggiormente in ricerca e sviluppo (33% contro 12%) e utilizzano o hanno in programma di utilizzare in misura maggiore tecnologie 4.0. Nonostante l’incertezza del quadro futuro, le imprese dimostrano di credere nella sostenibilità ambientale: quasi un quarto del totale (24%) conferma eco-investimenti per il periodo 2021-23.
Dall’indagine emerge chiaramente anche che green e digitale insieme rafforzano la capacità competitiva delle nostre aziende.
Le imprese eco-investitrici orientate al 4.0 nel 2020 hanno visto un incremento di fatturato nel 20% dei casi, quota più elevata del citato 16% del totale delle imprese green e più che doppia rispetto al 9% delle imprese non green.