Sono una quarantina i migranti attualmente ospitati nei giardini dell’ex ospedale psichiatrico di Sant’Osvaldo, a Udine, l’attuale centro di permanenza temporaneo indicato dalla Prefettura come unica soluzione, dopo lo sgombero avvenuto a Tricesimo lo scorso fine settimana.
Di notte, tutti dormono – come possono – all’interno delle tre corriere parcheggiate nel piazzale di fianco al campo sportivo. Ma se la temperatura lo permette, in molti preferiscono prendere coperte e sacchi a pelo per sdraiarsi sull’erba o sui marciapiedi. Una scelta comprensibile, anche perché l’odore all’interno dei pullman è insopportabile. Anche per noi è stato praticamente impossibile fare le riprese. A loro disposizione, a pochi metri dai bus, due wc chimici.
Gli ultimi migranti giunti a Sant’Osvaldo sono alcuni dei 30 bengalesi e pakistani rintracciati ieri sera a Terenzano dai Carabinieri di Mortegliano e dagli agenti della Polizia Locale di Campoformido. Di questi, solo una decina è stata trasferita in via Pozzuolo e sono ancora in attesa dell’esito dei tamponi.
Fra loro c’era anche Mohamed, che accetta di raccontare la sua storia. “Io sono arrivato qua la scorsa notte. Vengo dal Pakistan. Ho 24 anni e sono un pashtun”, ci spiega il giovane, mentre lo troviamo in piedi vicino alla corriera che ora rappresenta il suo rifugio. “Non abbiamo letti su cui riposarci e dormire sui bus è un problema”, confessa il ragazzo, che lamenta la mancanza di creme per poter trattare alcune lesioni della pelle e di shampoo. “Spero di essere riconosciuto come rifugiato politico e sono in attesa dei documenti. Mi trovo qui in Italia perché la mia speranza è quella di poter aiutare la mia famiglia”.