Chi ha ucciso Teresa e Trifone, i due fidanzati massacrati a colpi di pistola in testa, il 17 marzo? L’assassino o gli assassini (cosa per cui propendo) non hanno né un volto, né tantomeno nome e cognome. Le indagini proseguono a spron battuto, come i soliti articoli di talune riviste che della morte violenta ne hanno fatto un business. Intanto le ‘grandi’ Tv nazionali con i loro talk show hanno abbandonato, da tempo, il piazzale antistante il Palasport di Via Rosselli, – intitolato ad un grande del basket nazionale, il pordenonese Maurizio Crisafulli – dove quella sera ben sei colpi di pistola mirati alla testa dei due misero fine alla loro avventura terrena.
Dove vi erano manifesti, mazzi di fiori, lumini, appunto una location televisiva ad uso e consumo dei telespettatori, non vi è più nulla. Nemmeno i tanti pezzi di vetro del finestrino della vettura di Teresa, sbriciolato dalla pallottola, sono rimasti, spazzati via. Il piazzale è ritornato quello di prima, silenzioso e con quelle telecamere false che continuano a riprendere il nulla. Con quel via vai di gente, come quella sera. Solo che allora ci furono ben sei colpi di pistola che nessuno aveva udito, parevano micette. Colpi uditi a trenta metri di distanza da una donna che aveva parcheggiato la sua auto in garage; colpi percepiti, pare pure da un uomo in divisa e non solo da loro. Qualcuno ha visto bene la scena del delitto, si è girato e ha visto cosa accadeva e lo ha spiegato a chi sta indagando. E’ solo questione di tempo ma loro, gli assassini sono oramai braccati. E non hanno via di fuga. Nemmeno se sono abituati a farlo per professione.