La tragedia di Aurelia Laurenti si è consumata nel giro di pochi minuti, poco prima della mezzanotte del 25 novembre 2020. A ricostruire gli ultimi istanti di vita della donna a Roveredo in Piano, della cui morte è accusato il compagno, l’infermiere di 34 anni Giuseppe Forciniti, è stato il medico legale Michela Frustaci davanti alla Corte d’Assise di Udine.
Secondo la sua ricostruzione, ci fu una breve colluttazione tra i due. Dapprima Aurelia brandì un coltello, forse per tenere lontano Giuseppe, procurandogli lievi ferite alle mani e una sull’addome.
Poi, quell’arma fu impugnata da entrambi e Aurelia fu ferita al volto e al collo. Infine, fu la sola mano di Giuseppe ad afferrare la lama e a infliggere le quattro ferite mortali nel collo della compagna, recidendole arterie e vie respiratorie. Tutto questo in pochissimi minuti, tra l’ultima telefonata di Aurelia a un’amica alle 23.16 e il pianto del figlio maggiore che chiama il padre, sentito poco dopo le 23.30 dai vicini di casa.
Una tragedia nata in una famiglia in difficoltà, come testimoniato sia dalla psicologa contattata dalla coppia per una conciliazione, sia dai genitori dell’imputato, che partirono in auto da Rossano in Calabria alla volta di Pordenone quella notte stessa.
Difficoltà determinate dal tradimento dell’uomo con un’altra donna e dalla scarsa considerazione della vittima nei confronti del compagno. Nel mezzo, la vita di due bambini ora rimasti senza genitori.