Hanno già presentato ricorso le tre aziende sanitarie regionali (AsuFc, AsFo e AsuGi) contro la sanzione – da 55mila euro – inflitta a ognuna di loro dal Garante per la privacy.
Secondo l’autorità amministrativa, attraverso l’uso di algoritmi, sarebbero stati classificati, senza il loro consenso, circa 40mila assistiti (di cui oltre 17mila della sola azienda udinese e 9mila di quella pordenonese) in relazione al rischio di avere o meno complicanze in caso di infezione da Covid.
Una sanzione che ha sorpreso parecchio il direttore dell’AsFo, Giuseppe Tonutti: “Abbiamo seguito le direttive emanate dalla Regione – sottolinea – e quello che più mi sorprende è il fatto che s’invochi l’utilizzo della medicina d’iniziativa, quando poi il Garante interviene di fatto multando le aziende sanitarie. Non abbiamo spiato nessun paziente e per questo abbiamo già presentato ricorso”.
“La questione è di lana caprina e come ci si muove si rischia di sbagliare, ma star fermi davanti ai problemi è un privilegio non concesso alla politica, soprattutto quando ne va della salute dei cittadini. Il buon senso suggerisce di essere solidali con medici e strutture che si sono presi carico di chi era più debole. E di auspicare si trovi rapidamente un giusto equilibrio tra tutela della privacy e della salute dei più fragili”. Il segretario regionale Pd Fvg Renzo Liva interviene nella vicenda delle sanzioni comminate a AsuFc, AsFo e AsuGi per aver distribuito ai medici liste di pazienti con fragilità, da scremare, anche in funzione di prevenzione anti Covid.
“Ho superato i sessanta – argomenta Liva – e non ho certo atteso alcun sollecito per vaccinarmi. Ma se mi fosse sfuggito, se mi fossero mancate le informazioni o le capacità per prendere autonomamente l’iniziativa, sarei molto grato alla sanità pubblica e ai medici che si fossero ricordati di me e mi avessero proposto l’utilità di vaccinarmi. Certo è giusto che i dati sanitari di ognuno di noi siano riservati, non girino a nostra insaputa”.
“Spetta proprio a istituzioni, politica e soggetti coinvolti professionalmente – continua Liva – trattare tempestivamente questioni d’interesse pubblico connesse allo sviluppo tecnologico, come appunto la privacy, la cybersicurezza o la condivisione dei dati. Ad esempio sarà un ottimo giorno – spiega Liva – quando potremo tutti recarci per una visita specialistica fuori dalla nostra Azienda sanitaria e, restando in regione, non doverci portarci appresso la documentazione cartacea, perché in tutta la regione i dirigenti medici potranno accedere al nostro fascicolo sanitario. Se sarà necessario – conclude – il preventivo assenso ci mettano in condizioni di darlo o negarlo con facilità”.