I recenti episodi di cronaca nera che hanno sconquassato la realtà scolastica provinciale non sono purtroppo isolati. Per affrontare alla radice un problema di disagio che potrebbe sfociare in comportamenti scorretti da parte dei ‘futuri adulti’, scendono in campo anche gli avvocati. E’ infatti in programma per domani alle 11.30 in tribunale a Pordenone la presentazione del ‘Progetto legalità’, un piano di intervento coordinato da alcuni istituti didattici e dall’Ordine forense. Al tavolo dei relatori la presidente del consiglio provinciale degli avvocati, Rosanna Rovere, e le dirigenti scolastiche Lucia Cibin e Giuliana Silvestri.Come coordinatori dell’iniziativa sono stati delegati gli avvocati Riccardo Muz e la segretaria dell’ordine Graziella Cantiello, da anni attiva proprio nel delicato settore del disagio giovanile.
Non si tratta di un progetto nato sull’onda emotiva dei fenomeni di bullismo, ma di un percorso voluto mesi fa dai Ministeri dell’istruzione e della giustizia e dal Consiglio nazionale forense. L’intenzione è infatti quella di educare gli alunni delle elementari e delle medie al rispetto delle regole e ad attivare processi di autoresponsabilità. Il compito degli avvocati che entreranno in aula sarà quello di offrire spunti di riflessione sul sistema giudiziario, facendo capire che esistono delle azioni vietate. Il linguaggio sarà ovviamente rapportato all’età degli allievi e godrà di spunti tratti dalla vita quotidiana per evitare che le lezioni siano puramente teoriche.
La Cibin, dirigente scolastica dell’istituto comprensivo di Torre, e la collega Silvestri, vicepreside di Fontanafredda, spiegheranno come il progetto legalità si svilupperà concretamente all’interno delle singole classi coinvolte. “Purtroppo sempre più spesso nei ragazzi è invulso un concetto di impunità – ha evidenziato al proposito la Rovere -. Agli avvocati capita spesso di trovarsi di fronte a giovanissimi ‘utenti’ che, messi di fronte alle responsabilità e alle dirette conseguenze del loro comportamento, vedono crollare le false sicurezze di cui si facevano forti. Il nostro non è un intervento a seguito dei casi di bullismo avvenuti in Italia e in Friuli negli ultimissimi tempi ma il frutto di un confronto collaborativo tra istituzioni e famiglie. Educare un bambino a essere leale e rispettoso significa migliorare la sua esistenza e la società stessa”.