La sua lunga latitanza è terminata lo scorso gennaio, dopo 40 anni trascorsi in fuga, prima in Francia e poi in Sudamerica, e un inesorabile silenzio. Il silenzio di Cesare Battisti è stato spezzato oggi da una confessione fiume che sostanzialmente conferma la verità processuale, ricostruita in anni e anni di indagini. L’ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo, per la prima volta, davanti al pm di Milano responsabile dell’anti-terrorismo Alberto Nobili, ha confessato i quattro omicidi per cui è stato condannato dalla giustizia italiana.
Attualmente rinchiuso nel carcere di Oristano, l’ex terrorista, oltre a ricostruire quanto accaduto sul finire degli Anni ’70, ha anche chiesto scusa ai famigliari delle vittime.
Battisti si è lasciato alle spalle una lunga scia di sangue tra il 1978 e il 1979, colpendo anche nella nostra regione, dove – ne è convinto il giudice Gian Paolo Tosel – in un periodo di detenzione nel carcere di via Spalato, si avvicinò ai Pac, una formazione vicina alle Br e che ebbe vita meno longeva. Battisti in carcere a Udine incontrò i Arrigo Cavallina che nel 1977 aveva costituito il movimento eversivo.
Battisti ha parlato degli omicidi, senza tralasciare le rapine e i furti che servivano ai Pac per autofinanziarsi, ribadendò però di voler parlare soltanto per sé e di non voler fare i nomi di nessuno.
Due i delitti attribuiti a Battisti in prima persona e due in concorso. Il 19 aprile 1978, a Milano, venne assassinato l’agente della Digos Andrea Campagna; il 6 giugno 1978, a Udine, Battisti sparò alle spalle del maresciallo degli agenti di custodia Antonio Santoro; il 16 febbraio 1979 fece fuoco a Milano contro il gioielliere Pierluigi Torregiani e a Mestre contro il commerciante Lino Sabbadin, che militava nel Msi. Battisti si era sempre dichiarato innocente e mai fino a oggi aveva rivolto un pensiero ai famigliari delle vittime.
“Battisti ha avuto decenni per meditare sulle vite che ha spezzato e per scusarsi con i familiari. Avrebbe potuto fare un gesto durante la sua latitanza ma ha preferito esibire il sorriso dell’impunito: adesso è fuori tempo massimo – commenta la deputata Debora Serracchiani (Pd) –. Anche un assassino come Battisti, alla fine, appare piccolo davanti alle Istituzioni che ha deriso. L‘ultima parola va alla forza della legge cui finalmente è affidato e da cui confido non riuscirà più a svincolarsi”.
“Oggi Cesare Battisti ha confessato di aver commesso quattro omicidi, compreso quello a Udine del maresciallo degli agenti di custodia Antonio Santoro – afferma il segretario regionale del Pd Fvg Cristiano Shaurli -. Colpisce come un assassino, dopo aver negato per anni, chieda scusa ai familiari delle sue vittime solo dopo essere stato catturato. Non ci sono distinzioni su questo: la condanna morale è già senza appello, al resto ci pensa la giustizia”.
“Il terrorista dei Pac Cesare Battisti ha confessato con quarant’anni di ritardo l’omicidio di quattro persone, tra le quali il maresciallo Antonio Santoro, ucciso a Udine il 6 giugno 1978 – commenta il sindaco di Udine, Pietro Fontanini -. Nemmeno una città apparentemente tranquilla come Udine, impegnata nella delicata fase di ricostruzione successiva al sisma del maggio 1976, è stata risparmiata dalla devastante follia ideologica di matrice comunista che ha insanguinato gli anni Settanta. La comunità udinese, in quel giungo del 1978, è stata catapultata suo malgrado sotto i riflettori delle cronache nazionali ma ha saputo anche in quel caso rimanere unita, composta, ferma nella sua volontà di andare avanti”.
“Ora non c’è che da augurarsi che Cesare Battisti paghi fino all’ultimo giorno, perché le scuse tardive, dopo quarant’anni di esilio dorato, non bastano, anzi, sembrano una beffa nei confronti dei parenti delle vittime che meritano una giustizia completa”, conclude il sindaco.