Di Cesare Battisti dalle cronache abbiamo conosciuto il lato più oscuro, quello che lo ha portato a compiere numerosi omicidi in nome della lotta armata negli Anni di piombo, ma forse non tutti sanno della sua verve letteraria, che negli anni ’90 lo ha spinto a intraprendere la carriera di romanziere in Francia, nel suo periodo di latitanza, protetto dalla dottrina Mitterrand che ha offerto diritto d’asilo a molti compagni. Oltralpe, ispirato dalla sua militanza politica e dalla sua stessa fuga, Battisti si è improvvisato autore di romanzi gialli di successo, non privi di romanticismo e di note autobiografiche. Libri che sono stati pubblicati da grandi case editrici come Gallimard ed Einaudi, tradotti in francese, in italiano, portoghese e altre lingue.
Quello più famoso, ‘L’ultimo sparo’, scritto nel 1998 e pubblicato in Italia da DeriveApprodi, è la storia di un gruppo di militanti rivoluzionari che vivono la lotta armata in prima persona. “Una narrazione scarna, aspra e tagliente – si legge nella presentazione del romanzo -, priva di retorica e di ideologismi giustificatori, giocata su un ritmo incalzante e avvincente”.
“E’ la metafora del destino di un pezzo di generazione inghiottita dal fuoco della lotta armata – si legge ancora -. La deriva ineluttabile verso uno scontro campale che nessuno si sente di affrontare, e a cui nessuno, contraddittoriamente, è disposto a sottrarsi”.
Una parentesi, quella letteraria, interrotta o quantomeno messa in pausa dalla seconda fase di latitanza, che ha spinto l’ex terrorista dei Pac fino in Sudamerica, coperto e tutelato da governi compiacenti di Messico e Brasile.