Nel giro di una decina di anni la situazione sembra essere precipitata. Ancora nel 2009, si parlava del Friuli Venezia Giulia come di una regione tranquilla, dove la grande criminalità organizzata non aveva messo radici. In fondo, dicevano molti osservatori, si trattava di una regione di transito, dove era meglio mantenere un profilo il più basso possibile, per evitare che le Forze dell’ordine fossero messe in allerta. Una sorta di zona franca, dove tutt’al più aspettare che le acque si calmassero.
La situazione è sostanzialmente cambiata. Non soltanto perché nel frattempo sono arrivati in regione magistrati più attenti a questo fenomeno criminale, che hanno cominciato, un’indagine dopo l’altra, a portare allo scoperto i tentativi di infiltrazione e colonizzazione nel nostro territorio. La recente operazione compiuta in Veneto dalla Direzione distrettuale antimafia di Venezia, che si è avvalsa tra l’altro dell’opera della Guardia di finanza di Trieste, ha portato all’arresto di oltre una cinquantina di persone legate al clan camorristico dei casalesi, ormai stabilmente presente e strutturato sul litorale, tanto da coinvolgere anche colletti bianchi locali, incluso un direttore di banca. Tanto per essere chiari, li abbiamo sulla porta di casa, mentre i loro esploratori stanno lavorando assiduamente in giardino per verificare se e quanto siamo vulnerabili.
Cosa nostra
Settembre 2004, Aviano, custodia cautelare in carcere per due soggetti della famiglia Emmanuello (Gela) operanti nel settore dell’edilizia.
Nell’aprile del 2011 il tribunale di Palermo dispone il sequestro dei beni a un soggetto considerato vicino alla famiglia dell’Acquasanta.
Nel 2013 a Monfalcone vari tentativi di infiltrazione nei cantieri (Operazione Darsena 2) da parte di Cosa Nostra.
Febbraio 2016, a Pordenone, confisca a carico di un imprenditore edile palermitano, personaggio di rilievo della consorteria mafiosa palermitana. Una delle aziende confiscate ha sede legale a Pordenone.
In provincia di Udine, sequestro di numerosi immobili e società a un palermitano, esponente del mandamento di Resuttana, per un valore complessivo di circa 7 milioni di euro (sequestri anche in Sicilia).
Camorra
Giugno 2017, operazione Amaranto a Lignano, condotta dalla Dia di Trieste, a seguito di migrazioni organizzate dalla Campania nel Comune balneare, prima delle elezioni nel 2012. Sotto indagine un ex vicesindaco e l’ex comandante della Polizia locale.
Dicembre 2017, a Trieste interdittiva del Prefetto verso società campana che gestiva lo stoccaggio dei prodotti petroliferi.
Nel maggio 2018, a Trieste, arrestati nell’ambito di un’operazione della Dia, tre pregiudicati appartenenti al Clan Veneruso, accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso, per avere costretto con minacce professionisti e imprenditori a rinunciare a ingenti crediti, per favorire il clan camorristico dei Casalesi.
Nella relazione Dia per il primo semestre 2018 si legge che: “Indagini hanno accertato la presenza di ramificazioni di organizzazioni camorristiche – i clan Napoletani Licciardi, Contini, Mallardo e Di Lauro, nonché quello, originario del casertano, dei Casalesi,– in particolare in centri della costa.
Sacra corona unita
Giugno 2014, l’operazione “Prometeo” colpisce i componenti di un’organizzazione criminale di Cerignola (Foggia), ritenuta responsabile di diverse rapine ai Tir, spesso perpetrate con il sequestro di persona degli autisti e con la sottrazione di merci (alimentari, carburanti e fitofarmaci) in danno di aziende del centro-nord Italia (Udine-Lodi-Latina). Alcune indagini della Dda di Bari hanno evidenziato l’interesse di alcuni sodalizi baresi verso il territorio friulano. In particolare, la criminalità organizzata pugliese avrebbe adottato, per il Friuli Venezia Giulia così come per altre zone d’Italia, la tecnica del “pendolarismo criminale”.
Nel giugno 2016, a Trieste, interdittiva della Prefettura a imprenditore pugliese che voleva lavorare nel caso del Mercato ortofrutticolo di Trieste. La sua azienda era legata a doppio filo con la Sacra Corona Unita pugliese.
Criminali dell’Est
Giugno 2018, l’operazione Kolumb coordinata dalla Procura della Repubblica di Gorizia permette l’arresto di 15 persone di nazionalità slovena serba e croata. Il primo arresto è effettuato dai Carabinieri il 19 aprile 2018 a Savogna d’Isonzo: si tratta di un cittadino bosniaco alla guida di un’autovettura, con targa svizzera, al cui interno erano occultati 8 fucili kalashnikov, 12 caricatori, 2 pistole e 2 silenziatori. L’organizzazione criminale si occupa di contrabbando di armi da guerra, destinate al mercato illegale spagnolo e francese. La relazione Dia del primo semestre 2018 evidenzia come: “la provincia triestina sia caratterizzata dalla presenza di un’importante comunità di etnia serba, la cui componente criminale è tendenzialmente dedita alla gestione del lavoro nero, in prevalenza nel settore dell’edilizia, attraverso lo sfruttamento della manodopera di operai e manovali provenienti dall’est-Europa”.
Made in China
Mmarzo 2018, tra Udine e Pordenone, vengono chiusi con l’operazione “Veneralia” condotta dai carabinieri, numerosi centri massaggi gestiti da cinesi dove viene accertato lo sfruttamento della prostituzione. In tutto furono 13 i cittadini cinesi (di cui 11 donne) arrestati, più altri 17 denunciati per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Il gruppo malavitoso si era radicato in larga parte del Friuli Venezia Giulia, aprendo case di appuntamento in centri massaggi, che producevano un enorme giro di affari. E’ probabilmente il primo caso di attività illecita di una certa portata accertata tra i cinesi che risiedono abbastanza numerosi nella nostra regione.
La relazione Dia del primo semestre 2018 non chiarisce se questo fatto sia riconducibile alla criminalità organizzata cinese, tristemente famosa a livello mondiale e, a quanto pare, presente soprattutto in Toscana nelle aree di Prato e Firenze e in Lombardia.
N’drangheta
Gennaio 2017, a Pradamano, nell’ambito dell’operazione “Provvidenza”, eseguita dall’Arma dei carabinieri nei confronti di soggetti ritenuti appartenenti alla cosca Piromalli di Gioia Tauro (Reggio Calabria), sequestro di 21 attività commerciali, tra le quali due negozi di abbigliamento ubicati in nel centro commerciale Bennet
Maggio 2016, in provincia di Pordenone, finisce sotto sequestro una nota ditta di produzione di attrezzature industriali in applicazione di una misura disposta dal tribunale di Roma. E’ il risultato di un’operazione che ha permesso il sequestro di beni per un valore di circa 25 milioni di euro in tutta Italia, nei confronti di un gruppo criminale comprendente esponenti della ‘ndrangheta, della camorra e della nota “famiglia” romana Casamonica. L’azienda oggetto del sequestro era stata acquisita dal sodalizio dopo che era stata dichiarata fallita.