Proseguono le indagine per stabilire come sia morta Liliana Resinovich dopo la conferma della Procura di Trieste circa l’identità del corpo rinvenuto il 5 gennaio nel parco dell’ex Ospedale psichiatrico, nel rione di San Giovanni, dove la donna viveva.
Il riconoscimento del cadavere è stato effettuato dal fratello della 63enne, Sergio. L’uomo non ha visto direttamente il corpo senza vita, ma alcune sue foto. Immagini che sono state mostrate anche al marito, Sebastiano Visintin. Anche lui ha identificato la moglie.
Visintin oggi ha nominato come difensore di fiducia l’avvocato Paolo Bevilacqua, legale anche di Alejando Meran, l’assassino dei due poliziotti nella sparatoria avvenuta in Questura a Trieste nel 2019.
Al momento, lo ricordiamo, per la vicenda non risultano indagati. “Visintin”, precisa Bevilacqua, “ha nominato un legale in quanto persona offesa. È stato, inoltre, nominato, sempre oggi, un medico legale di parte, Raffaele Barisani, che ha già preso contatti con il medico legale della Procura con cui si relazionerà per ogni valutazione al riguardo”.
In base alle prime informazioni emerse dall’autopsia, eseguita ieri, Liliana Resinovich “è morta per scompenso cardiaco acuto”, che potrebbe essere stato provocato per soffocamento con i due sacchetti trovati sulla testa della donna. Ma “non sono stati rilevati traumi da mano altrui atti a giustificare il decesso”, ha reso noto in un comunicato il procuratore Antonio De Nicolo.
Dunque “per conoscere con attendibilità l’effettiva causa del decesso, saranno necessari gli esiti degli esami tossicologici, che non saranno disponibili prima di trenta giorni, e altre investigazioni”.