Rivelazioni choc di Angelo Izzo, uno dei mostri del Circeo, che non è nuovo a clamorosi colpi di scena. Il pluriomicida che nel settembre 1975, assieme agli amici pariolini Andrea Ghira e a Gianni Guido, sequestrò Donatella Colasanti, 17 anni, e Rosaria Lopez, 19, sottoponendole a violenze di ogni tipo e provocando la morte di una delle due giovani, nonché condannato ad altri due ergastoli per aver ucciso due donne, madre e figlia, nel 2005, ha raccontato che la banda criminale sarebbe responsabile anche di un altro orribile crimine, compiuto nel Nordest.
Il nome è quello di Rossella Corazzin, giovane di San Vito al Tagliamento, che era scomparsa nell’estate del 1975 da Pieve di Cadore. Secondo la confessione, Izzo, Ghira che è morto alcuni anni fa da altitante in Spagna, e Guido che dopo un periodo di latitanza ha scontato la sua pena, si trovavano in vacanza in Cadore. Lì, avrebbero rapito la ragazza e, dopo averla portata in Umbria, l’avrebbero sottoposta a una violenza di branco, prima di ucciderla nella zona del lago Trasimeno.
Rossella, 17 anni, studiava al liceo classico. Il 21 agosto 1975 scomparve nei boschi di Tai di Cadore, dove era in vacanza con la famiglia. Era uscita da sola per una camminata verso il monte Zucco, dalla quale non fece mai più rientro.
All’epoca, le indagini, dopo qualche giorno, s’indirizzarono sull’ipotesi di una fuga volontaria della ragazza. Ma il giallo era rimasto senza una soluzione. Nel 2003, la Procura di Belluno aveva riaperto l’inchiesta e solo nel 2010 il Tribunale di Pordenone aveva dichiarato ufficialmente la sua morte.
I genitori della giovane non ci sono più: il padre morì per il dolore qualche anno dopo la sua inspiegabile scomparsa, mentre la mamma si è spenta nel 2008.
Il massacro del Circeo
Un delitto del tutto simile a quello del settembre 1975. Torture e massacri che vennero alla luce grazie a ritrovamento del tutto casuale di Donatella Colasanti, sfinita e ferita ma viva, chiusa nel bagagliaio di un’auto – una Fiat 127 – parcheggiata nel quartiere romano Trieste, in via Pola, accanto all’amica priva di vita Rosaria Lopez.
Una storia efferata di violenza e torture che all’epoca ha scosso l’Italia intera. Le vittime, due ragazze di umili origini residenti nel quartiere Montagnola, finite nella mani di un gruppetto di giovani benestanti che ha abusato di loro fino a provacarne la morte. Ghira, Izzo e Guido credevano che le due ragazze, rinchiuse dopo oltre 24 ore di sadica violenza nel bagagliaio dell’auto, fossero entrambe morte.
Sulla confessione odierna di Izzo, Massimo Ciardullo, legale di Gianni Guido che nell’agosto 2009 ha finito di scontare definitivamente la pena in Italia, minimizza, sottolineando che il pluriomicida non è nuovo ad affermazioni inventate e dichiara che il proprio assistito non ha nulla a che fare con quanto riferito da Izzo.
D’altra parte, però, prima del fatto di cronaca noto come il ‘massacro del Circeo’, Ghira e Izzo erano stati condannati a venti mesi di carcere per rapina a mano armata, segno che il sodalizio criminale era già operativo prima del settembre 1975.
Il Procuratore di Belluno, Paolo Luca, ha trasmesso per competenza a Perugia il fascicolo sul caso della 17enne ricevuto da Roma, sottolineando che Izzo non ha reso particolari sul caso, ma fornito delle informazioni sulla data di scomparsa e sull’identità della giovane friulana.
L’avvocato Enzo Guarnera, per anni difensore del mostro del Circeo, si è detto sorpreso della rivelazione, sottolineando che Izzo ha una personalità borderline e che non ha sue notizie da sei anni, dopo che si è rifiutato di presentare ricorso del processo relativo ai fatti di Campobasso.
La cugina della giovane friulana, Mara Corazzin, ha detto che la notizia diffusa in questi giorni riapre antiche ferite.