Il bullismo non è un fenomeno nuovo. Nuove sono, piuttosto, le dinamiche. La più recente è il cyberbullismo, che permette agli aggressori di condividere in rete le loro imprese, grazie ai video girati con lo smartphone da amici e compagni di classe.
La novità più sorprendente, però, consiste nel fatto che molti episodi di violenza, anche di gruppo, sono commessi da ragazze, che da vittime si sono trasformate in carnefici.
Di questo nuovo aspetto si parlerà nel convegno ‘Il minore in una società disorientata’ organizzato dagli organi di garanzia regionali, che si terrà a Udine, nel palazzo della Regione, il 15 novembre, alle 14. Un fenomeno che è stato raccontato di recente anche sui media locali per un fatto accaduto in una scuola superiore di Udine. Protagoniste sono state, appunto, ragazze. Abbiamo chiesto ad alcune di loro, che chiameremo con nomi di fantasia, di raccontare cosa succede dentro e fuori dalle classi.
“Non sono mai stata grassa – racconta Giada -, ma neanche magra. Alcune compagne indossano pantaloni aderenti anche se sembrano salsicciotti e se ne infischiano. Io preferisco nascondermi con felpe larghe e per questo sono esclusa dal gruppo più alla moda”.
Per Laura le prese in giro sono cominciate già alle medie. “Le bulle, che si muovono sempre in gruppo, criticano le compagne più deboli per l’aspetto fisico. Alle superiori passano al trucco. Non va bene se è poco, ma neanche troppo. Le vittime vengono, quindi, isolate e comunque non hanno più voglia di partecipare alla vita di classe. I professori fanno finta di niente e comunque nessuno va a chiedere loro aiuto. Anche perché sono solo parole. Una volta, però, ho assistito a una vera rissa tra due gruppi di ragazze”.
Anche chi fa sport non è esente da prevaricazioni. “Gioco a pallavolo dalle elementari – racconta Sara -, ma non sono mai stata la capitana della squadra, piuttosto la riserva. Ho continuato a giocare anche alle superiori, accettando di essere presa in giro, perché sono troppo grassa, lenta, o non prendo la palla. Per fortuna l’allenatore mi supporta e premia il mio amore per questo sport. Le ragazze non sanno proprio fare squadra”.
Internet amplifica la violenza
La scuola è il campo preferito dai bulli. Abbiamo chiesto a Iztok Spetic, referente per l’Ordine degli psicologi sulla psicologia scolastica, di spiegare come si è evoluto il fenomeno. “Rispetto al passato, chi commette un atto di bullismo si sente gratificato dalla possibilità di avere un pubblico più vasto, condividendo l’aggressione fisica o verbale in rete”, spiega. “Per questo il fenomeno del cyberbullismo si è così sviluppato, aumentando l’aggressività dei bulli che si sentono più visibili e, quindi, accettati. Ma la violenza virtuale è stata solo amplificata dalla pandemia”.
Se ad avere un comportamento da bullo è una studentessa “il risultato è lo stesso – conclude Spetic -, ma fa più clamore perché si pensa ancora che una ragazza sia la parte più debole e indifesa”.
Nonostante le campagne di educazione e sensibilizzazione, il bullismo non accenna a diminuire. Anzi, nel tempo si è evoluto in forme sempre più sofisticate, come il cyberbullismo. Per cercare di mettere un freno a offese e prevaricazioni di un bullo, sarebbe sempre più opportuno rimodulare la normativa.
Anche se il Tribunale dei Minori di Trieste non ha potuto fornire dati riguardanti episodi accaduti in Friuli Venezia Giulia, la presidente Silvia Balbi spiega che “non tutto quello che è bullismo ha rilevanza dal punto di vista penale: rientrano nella casistica soltanto i procedimenti per lesioni, ossia atti persecutori, e gli episodi dove è stata riscontrata la volontà di soggezione. Riguardano la giustizia civile, invece, situazioni di difficoltà dei minori per i quali sono presi provvedimenti a loro tutela. Per quanto riguarda gli episodi che coinvolgono ragazze – conclude Balbi -, posso dire che sono sicuramente in aumento rispetto al passato”.
Bisogna innanzitutto distinguere due filoni che possono avere condotte penalmente rilevanti: il bullismo di strada e quello a scuola. Secondo Angela Gianelli, giudice per l’udienza preliminare, “a volte il bullo non capisce neanche la gravità delle sue azioni. Per esempio, se un ragazzino ruba il panino al malcapitato di turno non sa di aver commesso una vera e propria rapina. Nel corso degli anni abbiamo compreso che un ragazzo disfunzionale proviene da una famiglia disfunzionale”.
Il bullo, poi, non agisce mai da solo. “Questi ragazzi – continua il giudice – cercano sempre un pubblico di amici o coetanei incrociati per caso, definito gruppo liquido e che si identifica nelle azioni del bullo”.
Nel caso di minori di 14 anni, il giudice può emettere solo una sentenza di impunibilità. “Il bullismo non è stato codificato, ma per tanti versi può essere equiparato al reato di stalking, considerato un vero atto persecutorio. Quando la vittima è stata messa in condizione di soggezione ripetuta nel tempo si tratta di pena lieve e scatta il reato di violenza privata”.
In mancanza della famiglia, “è necessario – conclude Gianelli – l’intervento congiunto della scuola e dei servizi sociali. Se il ragazzo arriva in Tribunale spetterà al giudice avere una visone a 360 gradi e la consapevolezza di come agire”.