Mafia, camorra, ‘ndrangheta e criminalità pugliese non hanno radici o presenze consolidate in Friuli Venezia Giulia ma in regione ci sono “sicuramente i caratteristici segnali di interessi criminosi” per venire a reinvestire e riciclare denaro sporco.
E’ questa, in estrema sintesi, l’analisi della Direzione Investigativa Antimafia sulla situazione della criminalità organizzata in Fvg dove – scrive con estrema chiarezza la Dia – la presenza di soggetti malavitosi e le indagini di magistratura e forze dell’ordine stanno “facendo maturare un generale innalzamento della percezione del rischio relativo alla penetrazione criminale”.
L’analisi è contenuta nella Relazione della Dia relativa al primo semestre 2018, depositata stamani in Parlamento, ed è perfettamente in linea con quella della Commissione Parlamentare Antimafia.
La Regione – aveva scritto l’Antimafia – “è oggetto di attenzione dei gruppi mafiosi” e aveva individuato anche le ragioni di rischio: le organizzazioni criminali nelle aree di confine della ex Jugoslavia, l’espansione di “un vasto mercato” della droga nell’Europa Orientale; l’influenza del porto di Trieste nei traffici verso il Far East; i flussi migratori in arrivo dai Balcani.
La Dia aggiunge il rischio legato alle modalità operative di Cosa Nostra, Camorra e ‘ndrangheta di infiltrare economie legali, come quella del Friuli Venezia Giulia, per riciclare denaro senza arrivare ad azioni di controllo illegale del territorio e senza commettere azioni violente che farebbero alzare il livello di allarme nella popolazione e nelle autorità.
Insomma, il rischio c’è, è presente e reale e la Dia elenca le situazioni nelle quali è necessario quello che definisce “un aumento della soglia di attenzione”, a cominciare dal porto di Trieste per arrivare ai cantieri per la realizzazione della terza corsia dell’autostrada A4 Venezia-Trieste.
Un richiamo è dedicato alla criminalità serba e alla gestione del lavoro nero nell’area triestina, ai tentativi della camorra di riciclare denaro nelle attività commerciali di Tarvisio e in quelle turistiche lungo la costa, da Trieste a Grado, fino a Monfalcone, e all’operazione Kolumb della scorsa estate, che ha portato all’arresto di 14 cittadini sloveni, serbi e croati, da parte dei Carabinieri, la Guardia Civil spagnola e le Polizie slovena e croata.
L’accusa è di contrabbando di armi da guerra, provenienti dai Balcani e destinate al mercato illegale spagnolo e francese e l’inchiesta, coordinata da Europl, è scattata con l’arresto, il 19 aprile scorso, a Savogna d’Isonzo, di un bosniaco che aveva in macchina qualcosa come otto kalashnikov, una ventina di caricatori e due pistole con silenziatori.