E’ stata una fatale mancata precedenza da parte di un automobilista ultranovantenne a costare la vita, a soli 43 anni, a Fabio Segato. A conclusione delle indagini preliminari sul tragico incidente accaduto alle 8.40 del 4 marzo 2021 a San Daniele del Friuli, e in seguito al quale è deceduto il compianto istruttore e collaudatore di moto di Portogruaro, il Pubblico Ministero della Procura di Udine Letizia Puppa ha chiesto il rinvio a giudizio per il 93enne sandanielese al volante della Volkswagen Tiguan che, svoltando a sinistra a un incrocio della Regionale 463, ha tagliato la strada e travolto la Ducati Diavel della vittima che sopraggiungeva nella direzione opposta. Riscontrando l’istanza, il Gup Matteo Carlisi ha fissato per il 12 ottobre l’udienza preliminare di un processo da cui i familiari di Segato, che si sono rivolti a Studio3A, si aspettano giustizia.
Oltre all’autopsia, affidata al medico legale Ugo Da Broi, il Sostituto Procuratore ha disposto una fondamentale perizia cinematica che ha consentito di ricostruire nel dettaglio la dinamica, le cause e le responsabilità del sinistro e che è stata realizzata da Mario Pozzati. Alle due operazioni peritali hanno partecipato anche, rispettivamente, il medico legale Enrico Ciccarelli e Iuri Collinassi in qualità di consulenti tecnici di parte.
Il Ctu ha accertato come l’imputato, che procedeva sulla regionale 463 in direzione Dignano-Majano, giunto in corrispondenza dell’intersezione con via Valeriana regolata da semaforo, si sia immesso nella corsia di canalizzazione per la svolta a sinistra e abbia iniziato la manovra in tale direzione con l’intento di immettersi nella laterale in direzione Pignano, ma “omettendo di usare la massima prudenza al fine di evitare incidenti e di dare la precedenza ai veicoli provenienti dalla sua destra”, per citare l’atto della dottoressa Puppa.
In questo modo la Tiguan è entrata in collisione con la moto, che procedeva per la sua strada e nulla ha potuto per evitare l’ostacolo, nonostante la grande esperienza del 43enne. Segato non era solo un grande appassionato delle due ruote: le moto erano il suo lavoro, era collaudatore e istruttore, teneva corsi di guida sicura, oltre ad aver partecipato, anche con successo, a tante gare in pista.
Il motociclista era stato trasportato in condizioni disperate all’ospedale di Udine; i medici avevano fatto il possibile per salvarlo, ma il 12 marzo, dopo una settimana di agonia, il suo cuore aveva ceduto.
Di qui dunque la richiesta di processo da parte del Pubblico Ministero per il reato di omicidio stradale per l’anziano automobilista, “perché, per imprudenza, negligenza e imperizia, nonché per colpa specifica consistita nella violazione di norme sulla circolazione stradale, cagionava a Fabio Segato lesioni personali in seguito alle quali decedeva” conclude il Sostituto Procuratore nella sua richiesta.
I parenti della vittima sanno bene che nulla e nessuno potrà riportare indietro il loro caro e nessuna pena sarebbe mai commisurata alla loro perdita, ma ora confidano in una sia pur parziale risposta della giustizia penale.