È una di quelle storie che, tanto complicate, rasentano l’assurdo. A tornare nell’occhio del ciclone è il Museo del Mare di Grado, struttura ministeriale sulla quale, oltre a investire vari milioni di investimenti, si è discusso per anni.
Era il 1987 quando, a seguito della scoperta tra le acque gradesi di una nave mercantile romana, in seguito ribattezzata ‘Iulia Felix’, si decise per la prima volta d’istituire un luogo che conservasse non solo i reperti storici e archeologici ma che potesse anche diventare centro di recupero.
Anni di attesa, promesse non mantenute e lettere senza una risposta. Così l’amministrazione comunale gradese, qualche giorno fa, ha deciso di procedere legalmente contro il Ministero, affidando all’avvocato Francesco de Benedittis la causa.
Si tratta di una misura che diffida il Ministero e chiede, formalmente, di aprire la struttura entro un tempo massimo stabilito dall’amministrazione stessa. Se entro il tempo fissato il museo sarà ancora chiuso, il comune considererà sciolto il contratto e riavrà l’edificio, come stabilito anche dal codice civile.
Il museo doveva diventare un’attrattiva in più per il turismo culturale, anche collegato con la vicina Aquileia con la quale, tra l’altro, da anni si stanno avviando progetti e collaborazioni culturali, non ultima la rassegna dei presepi, ma che è da 27 anni, invece, un peso e un non bel tassello per la diga gradese.