“Mia moglie disse che volevano ricoverarmi perché ero matto. Poi il buio totale. Sono disposto ad andare sotto ipnosi per capire cosa è successo”. Livio Duca non ricorda nulla della coltellata che il 22 settembre 2020 ad Aquileia provocò la morte della consorte Marinella, della quale è accusato. Con la deposizione dell’imputato davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Udine, oggi si è conclusa la fase istruttoria del processo a carico del 67enne.
“Quella mattina – ha testimoniato Duca – mia moglie mi fece provare tre pigiama nuovi. Le chiesi perché e lei rispose che mi ricoveravano perché ero matto. Salii in camera mia. Poi non ricordo più nulla, solo che mi ritrovai seduto, insanguinato e ammanettato dai carabinieri a pochi metri da Marinella distesa ferita sul prato. Dissi che dovevo aver combinato qualcosa di grosso”.
L’imputato, non senza difficoltà, ha raccontato che nei quattro mesi precedenti era convinto di essere nel mirino della Guardia di Finanza per la sua azienda in Croazia e che i vicini avevano installato tre telecamere per spiarlo. “Spiegavo la situazione – ha continuato l’uomo – a mia moglie e a mio figlio, ma loro mi prendevano in giro. Alcuni giorni prima Marinella mi disse che l’avevo stufata e mi piantò le unghie sul volto. Era la prima volta che era così aggressiva”. Una situazione, questa, maturata durante il lockdown, periodo nel quale lui, quasi astemio, cominciò a bere vino e vodka. Solo sei giorni prima della tragedia l’imputato si fece prescrivere dal medico di fiducia benzodiazepine per poter dormire.
Duca, comunque, ha negato che loro vivessero separati in casa. Dormivano in camere diverse, ognuno con i suoi cani, perché lei non sopportava il suo russare e lui il suo odore da fumatrice accanita. Per lo stesso motivo, le sigarette, utilizzavano a turno la taverna e la moglie non saliva nella sua auto dove era proibito fumare.
Durante l’udienza ha testimoniato anche il medico legale, Carlo Moreschi, per il quale la coltellata fu inflitta sopra la clavicola mentre assassino e vittima erano uno difronte all’altro. Il medico ha infine affermato che il coltello a serramanico che Duca custodiva in camera da letto, e da lui mai utilizzato prima, è compatibile con la ferita mortale.