A meno che non ci sia uno slancio, come ci dice in gergo calcistico, in zona Cesarini, i consumi per generi alimentari destinati alla Pasqua subiranno un calo del 20% rispetto allo scorso anno. Dall’osservatorio di Andrea Freschi, rappresentante del settore nell’ambito di Confcommercio di Udine, le vendite sono in flessione, a dimostrazione di una mancanza di entusiasmo diffusa su tutto il territorio nazionale. Insomma, sulle nostre tavole ci saranno meno colombe e meno uova al cioccolato.
“Eppure i prezzi sono assolutamente nella norma – spiega Freschi – soprattutto per quanto riguarda i classici prodotti ortofrutticoli che caratterizzano il periodo pasquale, come gli asparagi e le fragole. Evidentemente c’è tanto prodotto a fronte di una richiesta ridotta. Gli asparagi hanno un prezzo variabile a seconda del diametro e possono costare fino a 12 euro al chilo. Il prezzo scende considerevolmente se hanno un calibro inferiore e, soprattutto, se provengono dall’estero”.
“Al momento – continua Freschi – gli asparagi d’importazione sono abbondantemente presenti nei negozi, mentre per quelli locali non siamo ancora arrivati al culmine della produzione. Contrariamente a quanto accade per le fragole, il cui costo al chilogrammo si aggira dai 6 agli 8 euro per quelle di qualità superiore, ma se ne trovano anche a prezzi decisamente stracciati visto che il prodotto si reperisce senza difficoltà e la richiesta è limitata”.