Cercò di portare la figlia non vaccinata all’asilo: mamma condannata a due mesi di reclusione, pena sospesa, per oltraggio a pubblico ufficiale. Il siero anti-Covid, però, non c’entra. Il reato del quale è stata riconosciuta colpevole dal giudice del Tribunale di Udine Camilla Del Torre risale, infatti, a marzo del 2019, un anno prima della pandemia.
La donna, una 33enne della Bassa friulana, all’epoca portò la figlia non vaccinata all’asilo. Lì, però, erano in servizio due carabinieri che stavano cercando di garantire l’accesso solo ai piccoli in regola con le vaccinazioni obbligatorie, che le preclusero l’entrata.
Stando all’accusa, la mamma avrebbe cercato da una parte di entrare spingendo i militari e minacciando di denunciarli per abuso di potere e dall’altra pronunciato alcune frasi lesive del loro onore e prestigio in presenza di altre persone. Per questo era stata imputata di resistenza e offesa a pubblico ufficiale, reati per i quali il viceprocuratore onorario Marzia Gaspardis aveva chiesto cinque mesi di reclusione. Il giudice ha assolto la donna con la formula il fatto non sussiste dall’accusa di resistenza, riconoscendola colpevole dell’altra imputazione.
“In realtà – spiega il difensore, l’avvocato Paolo Pacorig di Gorizia – allora i genitori della piccola avevano attivato un percorso di confronto con l’Azienda sanitaria per valutare se i vaccini erano compatibili con lo stato di salute della figlia, che avrebbe avuto, quindi, il diritto a entrare. Siamo soddisfatti del risultato – continua – e l’intenzione è di non ricorrere in appello, ma prima di decidere dovremo leggere le motivazioni della sentenza”.