L’attenzione verso l’ambiente, dicono, stia crescendo. Poi, a voler dare credito ai dati, si scopre tutt’altrarealtà. Perché il nuovo Piano regionale di bonifica dei siti contaminati, recentemente approvato dalla Giunta regionale, presenta numeri in aumento rispetto al Piano redatto nel 1995. Allora i siti contaminati erano 138, ma il loro numero è salito a 159 nel Piano che ha da poco ricevuto il via libera.
E’ stato lo stesso assessore regionale all’Ambiente, Fabio Scoccimarro, a tracciare il quadro riassuntivo in un comunicato: “Nel Friuli Venezia Giulia sono presenti circa 5mila ettari di terreni interessati da interventi legati alla gestione dei rifiuti e di bonifica di siti inquinati, così come previsto dalla parte quarta del decreto legislativo 152 del 2006. La maggior parte – ricorda Scoccimarro – è localizzata in territori pianeggianti in corrispondenza di aree a elevata vocazione industriale, dove si ritrovano anche le zone più estese. I contaminanti principali derivano da attività dismesse o ancora in essere. Sono presenti, inoltre, alcuni casi di inquinamento diffuso e di area vasta per i quali – sottolinea in conclusione l’assessore regionale – le autorità competenti stanno valutando quali azioni specifiche intraprendere”.
L’aumento del numero di aree da bonificare si presta in realtà a una duplice lettura: continuiamo a inquinare la terra, ma è più ampia la casistica presa in considerazione, nel rispetto della normativa, divenuta sempre più severa. C’è però anche un altro elemento da prendere in considerazione per valutare cos’è accaduto in questi 24 anni: le are contaminate sono cambiate per tipologia degli inquinanti. Nel Piano del 1995 le discariche abusive rappresentavano la maggioranza con ben il 35% di casi accertati (altre aree) ai quali si sommava il 28% di cave utilizzate come discariche abusive e il 21% di discariche di rifiuti solidi urbani aperte prima dell’entrata in vigore del Dpr 915 del 1982 (il famoso decreto Ronchi dal nome dell’allora ministro dell’Ambiente che pose anche fine al Far west esistente nello smaltimento dell’immondizia, ndr). Solo il 9% dei casi aveva a che fare con aree industriali inquinate dallo smaltimento all’interno dei propri perimetri. Ben diversa la situazione nel nuovo Piano. Basta osservare come sia molto più diversificato il grafico a torta che riassume la situazione per comprendere che le tipologie di inquinamento e le aree inquinate sono di gran lunga più numerose rispetto al documento precedente. A mutare è stata però anche la loro composizione: al primo posto, con il 43% dei casi registrati, ci sono le aree produttive dismesse o contraddistinte da inquinamento storico da aree produttive. I rifiuti restano un problema collocandosi al secondo posto, soprattutto se si tratta di abbandono, ma le discariche incontrollate e gli abbandoni di rifiuti, i riporti storici o le discariche storiche raggiungono appena il 22% dei casi. Al terzo posto, con l’11%, spiccano stoccaggio o adduzione carburante legati ai punti vendita (il problema sembra essere decisamente molto più pesante in provincia di Pordenone, dove è registrato ben il 38% dei casi).
Siti contaminati in Fvg, ora ad avvelenarci sono le industrie dismesse
Il Pordenonese registra le percentuali maggiori di contaminazione da carburanti
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