Rispondendo questa sera ad alcune domande rivoltegli nell’ambito del webinar ‘Quale ricostruzione porre in atto in Alto Adriatico nell’epoca del Covid-19’, promosso e organizzato da Federmanager Fvg, il Presidente di Confindustria Alto Adriatico, Michelangelo Agrusti ha detto, riferendosi in particolare ai provvedimenti nazionali adottati per la Fase due che “certamente contengono cose apprezzabili anche se essendo, quest’ultimo, un documento di qualche migliaio di pagine ha una necessaria complessità, va interpretato e reinterpretato più volte tant’è che ci sono decreti attuativi che ne modificano le condizioni indicate in precedenza. Non possiamo attendere giorni, settimane, tutt’al più ore”.
Secondo Agrusti, la realtà è che “questo Paese non ha quattrini, quando avremo concluso i 55 miliardi, che sono somma a debito, avremo prodotto un intervento piccolo, parziale rispetto alla necessità essenziali per la tenuta che va garantita da qui a marzo, aprile del 2021, quando ragionevolmente potrà iniziare una ripresa vigorosa, virus permettendo, dentro cui potrebbe trovare anche spazio un piccolo boom economico”.
Per il Presidente di Confindustria Alto Adriatico, “questa manovra porterà il rapporto debito/Pil attorno al 150/160 per cento, che andrà ripagato, ma come? La questione va posta subito perché penso che ventilate misure di austerity, iper-tassazione o prelievo fiscale distruggeranno l’economia e non diminuiranno certo il debito. L’obiettivo da porsi, invece, è aumentare il valore della produzione interna, dell’economia reale, di 4, 5 punti”.
In ordine alla situazione regionale, Agrusti (la Regione è stata straordinaria nella fase di emergenza sanitaria, ora diventi protagonista di politiche di rilancio reali, ha detto) ha auspicato che dalle annotazioni con l’assessore all’Industria si arrivi alla concretezza pur ammettendo, anche in questo caso, che di risorse a disposizione ce ne sono poche, “confidiamo – ha detto – di poter utilizzare le rimanenze del Por-Fesr, 18 milioni circa, ma è chiaro che i denari arriveranno dagli impegni dell’Europa con l’Italia e dalla nostra quota parte”.
Quanto alle iniziative che possano incidere sui meccanismi che producono ricchezza, Agrusti ha fatto l’esempio della stagione turistica alle porte proponendo di utilizzare in Friuli Venezia Giulia strumenti finanziari degli Enti Locali (un bazooka, ha detto) per offrire gratuitamente sdraio e ombrelloni e sovvenzionando così gli operatori di spiaggia. “È un esempio. Ma dobbiamo concentrare il denaro su una misura chiara, se spendiamo in mille rivoli, proprio come avviene in ambito nazionale, non otterremo alcun risultato”.
Agrusti, parlando del Pordenonese, si è detto moderatamente ottimista sul fronte del comparto Legno-Arredo, “c’è stata una ripartenza – ha spiegato – che ci fa ben sperare; più a rilento la metalmeccanica, un sistema fortemente integrato con l’economia tedesca che è in crisi, in recessione tecnica. E noi ne risentiamo. Sia chiaro: ciò nonostante in Germania le riserve accumulate hanno consentito al Governo di mettere mille miliardi in conto capitale direttamente nei conti correnti delle aziende, non certo questo sta avvenendo in Italia dove la mancanza di tutela legale per chi deve sottoscrivere i prestiti ha paralizzato tutto. Nonostante questo, gli imprenditori sono ancora ottimisti, non hanno paura, ma ora vogliono, pretendono certezze”.
Sull’ampio utilizzo della tecnologia al tempo di Covid19 il Presidente di Confindustria Alto Adriatico ha detto che essa ci ha principalmente garantito la possibilità di incontrarci a distanza ma credo, ha aggiunto, “che le comunità degli uomini debbano essere fisiche perché è di tale rapporto che si vive, l’idea che si possa sostituire il concreto col virtuale mi spaventa. Anche perché si rischierebbe, in fabbrica, di scavare fossati tra colletti bianchi e tute blu. Ad ogni modo, lo smart working prima finisce meglio è”.