La cultura è uno dei motori trainanti dell’economia italiana, uno dei fattori che più esaltano la qualità e la competitività del made in Italy. Il sistema produttivo culturale e creativo, fatto da imprese, pubblica amministrazione e non profit, genera quasi 96 miliardi di euro e attiva altri settori dell’economia, arrivando a muovere, nell’insieme, 265,4 miliardi, equivalenti al 16,9% del valore aggiunto nazionale. Un dato comprensivo del valore prodotto dalle filiere del settore, ma anche di quella parte dell’economia che beneficia di cultura e creatività e che da queste viene stimolata, a cominciare dal turismo.
In Friuli-Venezia Giulia il valore aggiunto generato dal settore core è di oltre 1,8 miliardi, pari al 3% del volume nazionale.
Questa ricchezza si riflette in positivo anche sull’occupazione: il solo sistema produttivo culturale e creativo dà lavoro a 1,55 milioni di persone, che rappresentano il 6,1% del totale degli occupati in Italia. Nella nostra regione parliamo di 34mila lavoratori, con un peso rispetto al totale dell’occupazione in linea con il dato nazionale.
Questo quadro emerge dal Rapporto 2019 “Io sono cultura – l’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi”, arrivato alla nona edizione, elaborato da Fondazione Symbola e Unioncamere. È l’unico studio in Italia che, annualmente, quantifica il peso della cultura e della creatività nell’economia nazionale. E i numeri dimostrano che la cultura è uno dei motori della nostra economia e della ripresa.
“Cultura, creatività e bellezza sono la chiave di volta di molti settori produttivi di un’Italia che fa l’Italia – commenta Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola – e consolidano la missione del nostro Paese orientata alla qualità e all’innovazione: un soft power che attraversa prodotti e territori e rappresenta un prezioso biglietto da visita. Un’infrastruttura necessaria anche per affrontare le sfide che abbiamo davanti a cominciare dalla crisi climatica. Se l’Italia produce valore e lavoro puntando sulla cultura e sulla bellezza, aiuta il futuro e favorisce un’economia più a misura d’uomo e, anche per questo, più competitiva”.
Design protagonista – E’ il comparto che registra le performance più rilevanti all’interno del settore culturale. Nell’ultimo anno il valore aggiunto è cresciuto del 2,9%
In Italia le industrie culturali producono, da sole, 35,1 miliardi di euro di valore aggiunto (il 2,2% del complessivo nazionale), dando lavoro a 500 mila persone (il 2,0% degli addetti totali). Contributo importante anche dalle industrie creative, capaci di produrre 13,8 miliardi di valore aggiunto, grazie all’impiego di quasi 267 mila addetti. Le performing arts generano, invece, 8,2 miliardi di euro di ricchezza e 145 mila posti di lavoro; a conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico si devono 2,9 miliardi di euro di valore aggiunto e 51mila addetti. A questi quattro ambiti, che rappresentano il cuore delle attività culturali e creative, si aggiungono i rilevanti risultati delle attività creative-driven: 35,8 miliardi di euro di valore aggiunto (il 2,3% del complessivo nazionale) e più di 591 mila addetti (2,3% del totale nazionale).
Approfondendo l’analisi è interessante individuare le varie componenti che contribuiscono alla produzione di ricchezza in ciascun settore culturale. Le performance più rilevanti, all’interno delle industrie creative, appartengono al sottosettore del design (che produce 8,9 miliardi di euro di valore aggiunto insieme all’architettura; lo 0,6% del valore complessivo) e della comunicazione (4,9 miliardi di euro, lo 0,3%). Ad alimentare la ricchezza prodotta dalle industrie culturali, invece, vi sono il comparto dell’editoria e stampa (da cui deriva lo 0,9% del valore aggiunto nazionale, corrispondente a 13,7 miliardi di euro) e quello dei videogiochi e software (0,9%, pari a 13,6 miliardi di euro).
Nel suo complesso il sistema produttivo culturale e creativo ha prodotto un valore aggiunto e un’occupazione superiore rispetto all’anno precedente, cresciuti del 2,9 e dell’1,5 per cento.
Il sistema conta, a fine 2018, 416.080 imprese, che incidono per il 6,8% sul totale delle attività economiche del Paese.