Si è tenuto ieri a Palazzo Montereale Mantica, a Pordenone, il convegno Verso l’impresa 5.0: evoluzione o rivoluzione nelle risorse umane? organizzato dalla Regione in collaborazione con Comet, Cluster della metalmeccanica in Fvg, che rappresenta il 48 per cento delle aziende del manifatturiero in regione e che è portavoce degli interessi di circa 3.800 imprese e di oltre 58.000 occupati.
All’incontro è stato affrontato il tema della relazione fra l’innovazione e le risorse umane attraverso le testimonianze di Saverio Maisto, direttore del cluster Comet, Michele Campione, direttore Human Resources Business Partner di Electrolux Innovation Factory, Roberto Siagri, ceo di Eurotech SpA, Oriana Cok, ceo del Gruppo Pragma e Alberto Cappellotto, titolare della Cappellotto SpA. A dare il benvenuto e il via al dibattito, Tomas Barazza, Strategy & Innovation Culture di H-FARM, e Antonio Bacci, del quotidiano Messaggero Veneto.
L’incontro ha restituito nitida una fotografia di quanto l’avvento della rivoluzione digitale, nell’industria e nei servizi, abbia profondamente trasformato la gestione delle risorse umane imponendo alle aziende nuovi assetti organizzativi. Una rivoluzione che ha investito tutti i ruoli professionali da quei lavori basati sull’esperienza, quelli specialistici, dalle professioni creative a quelle manageriali.
La trasformazione digitale ha così lanciato una sfida alle aziende: l’adozione di una progettualità organizzativa che deve tener conto non solo di quei fattori materiali e tecnologici, che vanno a comporre l’assetto produttivo di un’impresa, ma anche, e soprattutto, dei soggetti che lavorano all’interno di quella stessa impresa. Ecco allora che il design dell’organizzazione aziendale deve coordinarsi con un nuovo criterio che attiene alla sfera cognitiva e relazionare del personale e che pone l’accetto sul benessere dei collaboratori, dentro e fuori l’azienda.
Attraverso le testimonianze e i punti di vista dei partecipanti alla tavola rotonda, l’incontro ha portato alla luce i nuovi assetti organizzativi adottati da quelle imprese che, per prime, hanno sentito l’esigenza di sperimentare nuovi approcci e nuove soluzioni e che oggi rappresentano un modello da seguire.
A Sergio Barel, presidente di Comet, il compito di dare il benvenuto ai molti partecipanti: “Il tema della trasformazione digitale è primario perché per la prima volta ci troviamo di fronte a un’evoluzione che è già avvenuta nella vita di ogni giorno e che adesso giunge alle imprese, dove sta trasformando identità, business e il modo si essere persone nelle imprese. Questa trasformazione ci sta coinvolgendo in modo molto veloce e totalitario, è una sfida che pervade il mondo manifatturiero e che dobbiamo affrontare. Sicuramente non esiste una soluzione uguale per tutti, dobbiamo essere consapevoli di ciò e affrontare il cambiamento condividendo idee, progetti ed esperienze. Ecco quindi che incontri come questo assumono grande rilevanza”.
Dà il via al dibattito Tomas Barazza: “H-FARM è un luogo in cui le idee diventano azienda. Siamo nati nel 2006 e abbiamo cambiato pelle molte volte. Ci siamo trasformati, è ciò che sappiamo fare bene ed è ciò che facciamo fare alle aziende: le aiutiamo a evolversi, non solo attraverso la formazione. H-FARM non ha un organigramma, tutti fanno tutto. Lavoriamo seguendo tre principi fondanti: l’autodeterminazione, lo spazio alla sperimentazione, e la fiducia e la trasparenza. In un’organizzazione come la nostra, in cui la gerarchia è inesistente, è necessario che il lavoro si basi sulla comunicazione, su canali aperti e sulla possibilità di chiunque lavori a un progetto di disporre delle stesse informazioni. Certo, questa organizzazione non può funzionare in ogni contesto, ma funziona per noi e molte aziende, in contesti diversi, che hanno trovato la propria strada con risultati straordinari”.
Per Alberto Cappellotto, il personale è il vero patrimonio di un’azienda: “Cappellotto venne fondata da mio nonno, passò poi a mio padre e adesso in azienda ci sono io. Il nostro obiettivo è impiegare persone, non risorse umane. I collaboratori devo essere liberi di sperimentare, condividiamo con loro gli obiettivi e facciamo tesoro dei loro spunti. È importante che essi si sentano parte di un progetto. Investiamo sulle persone, dando loro libertà di dare il loro contributo. È semplice: nelle operazioni di saldatura gli operai sono più esperti di me, va da sé che devono avere voce in capitolo. Lo stare bene in azienda è importante quanto il profitto. Le imprese devono tornare ai veri valori, in primis la famiglia”.
Anche Oriana Cok punta sulle persone, sui giovani in particolare: “Operiamo nel digitale dal 1996, cioè da quando la maggioranza di noi non aveva un personal computer a casa. Ci occupiamo di digital learning, ci piace il campo dell’informazione e per noi il focus è il cambiamento nelle persone. Nella mia azienda, lavoro con l’obiettivo di lasciare un segno, di creare valore, posti di lavoro e un’esperienza che appartenga a questo tempo. Puntiamo sui giovani e prediligiamo chi ha una formazione umanistica, nonostante operiamo nel digitale. Anche noi non abbiamo organigramma, affidiamo i progetti alle giovani menti e stimoliamo la contaminazione e lo scambio di informazioni, vera porta dell’innovazione”.
Per Michele Campione, innovazione è la parola chiave: “È ciò che fa la differenza tra un’azienda vincente e una perdente, ma deve essere accelerata, per non restare fuori dal mercato. Ecco perché Electrolux ha fondato, a Porcia, Innovation Factory, il luogo in cui acceleriamo l’innovazione, creiamo contaminazione, dove vengono sviluppati tutti i nostri prodotti, processi e servizi. Innovation Factory è il luogo di incontro tra persone, start up, università, scuole, laboratori di ricerca e, sempre di più, anche fornitori. Qui le persone sono sempre al centro. Oggi è possibile lavorare in un mondo altamente connesso e con strumenti digitali evoluti (ma non costosi come nel passato) cambia il contesto occupazionale in generale. Inoltre, è importante ricordare che le architetture d’interno degli ambienti lavorativi stanno cambiando per lavorare meglio ed anche per attrarre i miglior talenti nel mercato del lavoro che non è più locale ma è almeno europeo. Il lavoro in remoto (tipicamente da casa) è passato da una sperimentazione ad una pratica di successo. Inoltre, il lavoro femminile è e deve divenire sempre più centrale e favorito da flessibilità organizzative”.
Per Roberto Siagri, il tema centrale è la formazione: “Il concetto di lavoro così come lo conosciamo oggi cambierà radicalmente in tempi brevissimi. I canoni a cui siamo abituati verranno stravolti, perciò è tanto auspicabile quanto fondamentale che aziende e lavoratori sviluppino doti di resilienza. Questo significa voler e saper cogliere le grandi opportunità che certamente si presenteranno con la nascita di nuove figure professionali, nuove mansioni e nuovi metodi. Sappiamo per certo che l’evoluzione sarà radicale e la rivoluzione industriale sarà senza precedenti: non possiamo farci cogliere impreparati. Parliamo di super smart society, di internet delle cose, di big data, di intelligenza artificiale e di robotica collaborativa. Ma ciò che serve davvero è personale preparato, che capisca la trasformazione e domini la tecnologia, e la scuola, in questa circostanza, assume un ruolo fondamentale. Inoltre, dobbiamo imparare a pensare fuori dagli schemi e spostare l’attenzione dall’economia del prodotto all’economia del servizio, e comprendere la paradossale condizione per la quale sarà la crescita dell’economia del servizio a far aumentare la produzione e, di conseguenza, i profitti”.
Chiude il dibattito Saverio Maisto: “C’è ancora molta disinformazione sul tema dell’industria 4.0 che può essere sia una minaccia che un’opportunità. La meccanica è cambiata, è sempre più digitale e non ci si sporcano più le mani, ma se è vero che nella trasformazione digitale in atto il dato assume un ruolo sempre più importante è anche vero che il tema delle risorse umane rimane indiscutibilmente centrale. La vera sfida che si appresta davanti a noi è quella di lavorare sulla formazione dei collaboratori e sulla gestione della loro resistenza al cambiamento, tenendo conto che ci troviamo in un momento storico in cui, contemporaneamente, nel mondo del lavoro operano cinque generazioni differenti, con mentalità totalmente differenti: la generazione Z, i Millennials, la generazione X, i Baby Boomers, e, infine, la Silent Generation. COMET intende apprendere come le aziende friulane si stanno preparando alla trasformazione digitale, come intendono cogliere le opportunità che si presentano e quali sono le esigenze più urgenti per affrontare questo cambiamento. Questo incontro ci è utile nella nostra attività di ascolto, per avviare, con l’aiuto delle istituzioni, le attività per agevolare le imprese e accompagnarle in un percorso di crescita. Ciò che conta sempre di più è saper fare squadra”.